giovedì 25 novembre 2010

MANTICORA - Safe


Dalla Danimarca con molta cattiveria…

Nome Album: Safe
Etichetta: Nightmare Records
Data di Uscita: 21 settembre 2010
Genere: Thrash/Power Metal

Introduzione:

Alzi la mano chi conosce i Manticora: chi sta alzando la mano in questo momento ha tutto il mio rispetto. Si tratta di una band Danese, ormai attiva da svariati anni ed avente sulle spalle una lista discografica comprendente lavori di tutto rispetto. Partiti più di un decennio fad con un power abbastanza canonico, di stampo europeo, ma in cui già si intravedeva qualche novità rispetto allo standard, si sono poi evoluti in un sound molto più violento ma comunque melodico. Un sound che deve moltissimo al power americano degli Iced Earth e al power teutonico dei maestri Blind Guardian (il tutto mescolato e ripreso con gusto e molta personalità). L’unica sfortuna di questa grandissima band è quella di non essere mai stata in grado, volente o nolente, di sfondare come merita. Infatti, resta ancora un gruppo che non possiamo annoverare tra i “big” della scena metal, ma che meriterebbe, oggettivamente, un posto in questo grande podio. Si ripropongono nel 2010 con questo settimo album, come al solito, ricco di idee, che non tradisce le aspettative, e che, fondamentalmente, non presenta grosse innovazioni in più rispetto al passato. Le coordinate sono sempre basate su un power metal fortemente condito da esplosioni thrash, il tutto trasportato in una base di violenza sonora a cui è impossibile rimanere indifferenti. E così è anche per questo Safe, dove, tuttavia, troviamo una sterzata sempre più abbondante verso sonorità thrash, molto più pesanti rispetto al passato. Se, nella tendenza (di mercato, soprattutto) da parte di molte metal band, c’è l’avvicinamento a suoni più melodici e pacati, così non è per i Manticora, che sembrano voler stupire sempre di più, incentivando il lato sporco e ruvido e togliendo una piccola fetta alla melodia. Quindi, buoni e lodevoli gli intenti, anche se, come fan e “follower” della band, mi sento di poter dire che l’album non mi ha colpito come altri capolavori del passato. I picchi qualitativi raggiunti dallo stupefacente 8 Deadly Sins o dalla saga horror di The Black Circus I & II, non vengono toccati da questa nuova fatica, pur restando un buon album che si lascia ascoltare con piacere. La tracklist è una cascata di metallo incandescente: 7 brani per 50 minuti di thrash-power di classe e potenza, nessuna ballad, pochi  stacchi melodici. Questo è Safe, per voi.


Track By Track:

L’attacco è affidato a “In The Abyss Of Desperation”, che inizia con un riff thrash, per poi alternare pezzi più melodici ed altri più pesanti, ritornello melodico al punto giusto ed un ottimo assolo chitarristico, accompagnati da un’onnipresente doppia cassa. In fin dei conti, si tratta di un classicissimo brano alla Manticora, e come tale si farà sicuramente apprezzare dagli amanti di queste sonorità. La seguente “Silence The Freedom”, segue la scia della precedente traccia. Da segnalare un ritmo in terzinato ed una lieve diminuzione di velocità, elementi abbastanza inusuali per il sound del gruppo. A metà canzone si presenta un breve intermezzo rallentato, dal sapore quasi orientaleggiante. Finale affidato ad un massiccio riff che sfuma, accompagnato da una martellante doppia cassa. Nonostante la buona fattura del pezzo, la musica scorre senza lasciare particolari impressioni in testa. Proseguiamo con la successiva “Complete”, che si apre su un riff di grande impatto, pesante e sincopato, per poi lasciare spazio a ottime melodie accompagnate da una lieve base di tastiera. Quindi, su una struttura lenta e cupa, si susseguono ottimi i riff, anche con qualche accenno progressive e ficcanti accelerazioni nel ritornello. Tuttavia quest’ultimo pecca un po’ di anonimato, e si disperde nell’incedere del brano, che diventa quindi privo del giusto spessore. Da qui in poi i brani diventano più interessanti e risollevano la qualità del disco: “From The Pain Of Loss (I Learned About The Truth)” è il singolo scelto per anticipare l’album, ed è accompagnato da un tamarrissimo videoclip in cui compaiono fiamme a dismisura che avvolgono la band, intenta a suonare. Tralasciando questo aspetto, il brano (il più corto dell’album, 4 minuti e 37 secondi) è indubbiamente molto valido. Ancora una volta, i ritmi vengono generalmente rallentati, lasciando spazio ad un incedere molto pesante e di matrice thrash, con parti più melodiche in prossimità del ritornello e dell’assolo. Interessanti gli interventi di growl, estremamente profondo e maligno. “A Lake That Drained” è, secondo il mio parere, il brano più riuscito dell’album. Nonostante non vi sia nulla che brilli di una nuova luce, i ritmi tornano ad essere dannatamente veloci e potenti, e torna un po’ il sentore degli ultimi lavori della band. Il ritornello è quanto di più bello si possa sentire in un album dei Manticora: corale, melodico ed oscuro come pochi, sa catturare l’attenzione e si impianta nella mente fin dai primi ascolti. Un ottimo brano quindi, che, una volta concluso, lascia spazio ad un altro highlight del disco, ovvero “Carrion Eaters”: brano dalle belle melodie, aperto da uno straordinario riff sincopato di chitarra. Il ritornello segue gli ingredienti del refrain della song precedente, ovvero doppia cassa, coro ed una certa oscurità melodica intrinseca. Dopo quest’ottima song, che, ad ogni modo, non aggiunge nulla di particolarmente innovativo al suono a cui i Manticora ci hanno abituato, l’album si chiude con la title-track “Safe”: in questa lunga suite, che tocca i 14 minuti di durata, c’è un po’ di tutto ciò che ha reso grande e particolare la musica del combo danese. Dopo un’introduzione breve di chitarra pulita, il brano (praticamente una profusione continua di metallo ruspante) prosegue, temerario, attraverso varie sfumature e cambi di tempo, mantenendo comunque un’impostazione prettamente “metal”. Quindi, per i primi 10 minuti, poco spazio è lasciato ad aperture melodiche, che, invece, spesso ci aspetteremmo di ritrovare in una metal-suite. E’ un continuo succedersi di riffs incazzati ed incastrati ad arte, impedendo cali di tensione. Gli ultimi 4 minuti sono affidati ad una parte più lenta e melodica, guidata da una lieve chitarra acustica. Così si conclude questa ulteriore buona prova della band, senza tuttavia aggiungere nulla di troppo nuovo per il genere intrapreso.

Considerazioni Tecniche e Conclusive:

L’intero lavoro è una sequenza musicale decisamente compatta e coerente, senza troppi cali di tensione. Tuttavia, il grande limite dell’album è che questa coerenza sfocia, a lungo andare, in una certa sensazione di ripetitività. La mancanza di ballad influisce del resto negativamente su questo aspetto, portando quindi l’album ad essere abbastanza pesante nella sua intera durata. Inoltre, come già detto, anche dopo ripetuti ascolti, le canzoni in linea di massima tendono difficilmente a stamparsi nella mente (salvo eccezioni). Nonostante tutto questo, rimane comunque un buonissimo lavoro, composto con grande perizia tecnica e molta inventiva nella successione dei riff e degli arrangiamenti chitarristici. Il singer Lars, pur essendo una voce particolarissima, subito riconoscibile, che dona una dimensione cupa alla musica dei Manticora, tesse tuttavia delle trame vocali che risultano essere spesso piatte e ripetitive. Ma in fondo, questa è sempre stata una caratteristica del sound della band, il quale, senza Lars, non acquisterebbe più quella dimensione cupa che rende i Manticora così unici e particolari nel loro genere. Ovazione di tutto rispetto per i restanti musicisti: la coppia d’asce tesse vortici chitarristici sempre ottimi ed ispiratissimi, e la sezione ritmica lavora con estrema precisione chirurgica, con un NOME dietro alle pelli sempre ispirato e mostruoso. Tuttavia in questo nuovo Safe, a livello sia di partiture che di produzione, la batteria non risalta come nelle precedenti releases, dove invece era estremamente martellante e sicuramente più incisiva e dominante. Le partiture di tastiera sono più povere e rare rispetto al passato; scelta indirizzata probabilmente anche dalla decisa sterzata thrash nel sound. Un’ultima parola sulla copertina: il simbolo dei Manticora su uno sfondo completamente nero. Quindi nulla di più scontato, una copertina decisamente trascurabile, che non rispecchia quella che è la qualità dell’album. Artwork a parte, tenendo quindi conto come sia difficile, al giorno d’oggi, riuscire a comporre un album che suoni fresco e, tutto sommato, abbastanza originale, e tenendo conto anche della genialità innata di questi 5 musicisti danesi, non possiamo far altro che issare un deciso pollice in su per i Manticora.


Tracklist:

01. In The Abyss Of Desperation
02. Silence The Freedom
03. Complete
04. From The Pain Of Loss (I Learned About The Truth)
05. A Lake That Drained
06. Carrion Eaters
07. Safe (Searching / A Miracle / Fading / End (less)


Voto: 7,5

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