martedì 9 novembre 2010

BLIND GUARDIAN - At The Edge Of Time

Il ritorno dei Bardi, puntuali come orologi svizz..tedeschi...

Nome Album: At The Edge Of Time
Etichetta: Nuclear Blast
Data di uscita: 30 Luglio 2010
Genere: Power Epic Metal


Introduzione:

L'estate 2010, dai metallari più accaniti, verrà sicuramente ricordata per l'uscita sul mercato del nuovo album dei bardi più famosi del mondo. Eccoli tornare, puntualissimi, dopo i (da tempo ormai) consueti 4 anni di pausa discografica, con questo nuovo dischetto fresco e decisamente buono ed interessante. Cosa si può dire sulla più grande band, assieme ai connazionali Helloween, di tutta la scena power metal europea e mondiale? Si può dire che, dall'ormai lontanissimo 1988, album dopo album sono riusciti a sfornare dei lavori sempre più interessanti, senza mai scadere in ridondanti stilemi classici ed abusati del power metal, ma andando, invece, a ricercare sempre degli elementi nuovi da introdurre nel loro sound, così da renderlo molto particolare e sicuramente unico nel suo genere. E lo stesso discorso lo si può fare per questo nuovo At The Edge Of Time. Facendo un passo indietro, torniamo al 2006: anno in cui uscì "A Twist in The Myth". Un buon album, in cui i ritmi venivano fondamentalmente rallentati, per andare a concentrare l'attenzione su un sound più legato alla sperimentazione e all'arrangiamento. 4 anni più tardi, i Bardi di Krefeld sembrano voler fare, dal punto di vista del songwriting, un passo indietro, e, paradossalmente, ne compiono uno anche in avanti, poichè questo è ciò che i fans, effettivamente, attendevano da tempo: i suoni si fanno più graffianti, alcune tracce tornano ad essere votate ad un famelico power-speed old-school, e, anche dal punto di vista lirico si torna alle vecchie radici. Se, infatti, da quel discusso (ma decisamente sbalorditivo) A Night At The Opera del 2002, le tematiche si erano spostate ad argomenti più profondi ed intellettuali come l'epica, la filosofia o la religione, ora i temi portanti tornano a toccare perlopiù la letteratura ed il mondo fantasy, tanto caro al gruppo tedesco (chi, per esempio, non ricorda il loro album-capolavoro Nightfall in Middle-Earth?). Ciò lo si può evincere anche dando una fugace occhiata alle evocative immagini, disegnate nel booklet e nella copertina (bellissimo l'artwork a cura di Felipe Machado). Altro tocco di classe, che dona sicuramente un'aura magistrale alla musica dei bardi, è l'uso dell'orchestra di Praga in 2 suite, sicuramente tra le tracce più notevoli e rappresentative del disco. Proseguiamo, quindi, con quello che è, e dev'essere, l'argomento portante della recensione: la musica sempreverde dei Blind Guardian.


Track By Track:

I bardi decidono già di stupirci alla grande, piazzando in apertura uno dei loro brani più belli e, sicuramente, il migliore dell'intero disco. Un brano come "Sacred Worlds", nato per la colonna sonora del videogioco Sacred 2, ed in seguito riadattato ed egregiamente arricchito. Si apre con un'inaspettata apertura sinfonica, suonata dall'orchestra di Praga. La tensione si fa sempre più alta, ed è una scarica di emozioni sentire nuovamente i Blind Guardian così ispirati e accattivanti. Esplode il riff portante del brano, accompagnato sempre da un'epica sinfonia. La suite si estende per oltre 9 minuti di durata, alternando parti aggressive, sinfoniche, assoli (come sempre, non particolarmente veloci, ma viaggianti su delle coordinate melodiche sempre fresche e piacevolissime) e altre parti più rallentate, il tutto in funzione del superlativo refrain. Pura arte per le orecchie! Il viaggio prosegue con "Tanelorn (Into The Void)", ed è un richiamo al passato della band, fatto di doppia cassa, velocità molto sostenuta, strofe aggressive e molta melodia. Questa traccia, quindi, non fa eccezione e non delude. Da tempo non si sentivano dei Blind Guardian così incazzati! Il brano corre su coordinate power-thrash, quasi ripetitive in certi frangenti, ma ci pensa poi il ritornello a rallentare i ritmi e ad elevare la carica melodica della canzone. "Road Of No Release" è un mid-tempo ben riuscito, in cui fa capolino un timido pianoforte (un elemento più sfruttato in questo album, rispetto al passato della band). I cambi umorali della canzone ed il suo ottimo arrangiamento, anche senza dubbi in ambito vocale (con i consueti cori "alla Blind"), permettono di godere di questo dolce brano particolarmente innovativo, e carico di pathos nell'azzacatissimo ritornello. Si torna a premere sull'acceleratore sul successivo anello debole della catena. Infatti ci troviamo di fronte a quella che, per il sottoscritto, è la prestazione meno convincente dell'album: "Ride Into Obsession". Anche questo brano richiama al passato, ma dopo numerosi ascolti, non riesce ancora a convincere pienamente; complice una sezione ritmica troppo serrata e marcata (anche nei ritornelli), una batteria troppo meccanica, ed in generale una sensazione di ripetitività e di "già sentito", che priva la canzone del giusto impatto che dovrebbe riservarci. Anche i migliori ogni tanto possono sbagliare. Per fortuna ci pensa la successiva "Curse My Name" a rincuorare gli animi dei numerosissimi fans della band, sparsi per il mondo. Trattasi del consueto brano acustico-medievaleggiante presente in ogni album della band, a partire da Tales From The Twilight World. Ricco di strumenti atipici per una metal band, prosegue sicuro e leggiadro su melodie di degna fattura. Forse, non aggiunge nulla di nuovo alla discografia dei bardi, ma si lascia ascoltare con immenso piacere. La seconda parte del disco parte in modo altalenante con "Valkyries", un brano in cui si alternano momenti cupi a momenti più ariosi. Con questa canzone, i Blind si riavvicinano alla sperimentazione, che abbiamo avuto modo di sentire nel precedente disco, perciò il ritmo rallenta a favore di maggior ricercatezza nell'arrangiamento. Tuttavia, questo brano non riesce a decollare come dovrebbe, rappresentando un altro (purtroppo) punto debole dell'album. Da qui in poi, la strada è tutta in discesa. Infatti, il proseguimento è affidato ad uno dei migliori brani del disco, la seguente "Control The Divine", cavalcata mid-tempo molto potente, con alcune soluzioni melodiche e corali davvero azzeccate, accompagnate da un'atmosfera abbastanza oscura e carica di emozione. In contraddizione a questa oscurità,, che pervade gran parte del disco, arriva "War Of The Thrones", ballad pianistico-acustica molto particolare e decisamente riuscita. Presenta, tuttavia, dei riff ed un refrain particolarmente "felici" ed ariosi nelle melodie, che, ribadiamo, si distaccano un po' dall'atmosfera generale del disco. Nonostante questo, presa singolarmente, è una canzone molto gradevole ed interessante. La successiva "A Voice In The Dark", scelta anche come singolo apripista dell'album, è letteralmente una mazzata nei denti! Nonchè un altro deciso ritorno al passato (questa volta pienamente riuscito): attacca con uno dei riff più aggressivi e pungenti della storia dei Blind Guardian, e prosegue su binari Power-Thrash fino al bellissimo ritornello che esplode e si pianta dritto nella vostra testa, senza uscirne più. Tra doppia cassa onnipresente, precisi solos di chitarra, voce roca e graffiante, assistiamo quindi ad un altro punto alto dell'opera. La chiusura è affidata ad un'altra suite orchestrale sui 9 minuti di durata: la sbalorditiva "Wheel Of Time". Molte parti vengono affidate a melodie orientaleggianti, che si alternano a momenti più epici e maestosi (come il pomposo refrain), ed altri più semplicemente orchestrali. Anche se, a mio parere, leggermente inferiore all'iniziale "Sacred Worlds", è comunque una suite riuscitissima, appagante come poche e perfetta per chiudere in bellezza questo buon ritorno di Hansi e soci. Due parole sul secondo disco nell'edizione limitata: contiene alcune tracce dell'album in versione demo, una cover ed una versione strumentale-orchestrale di "Wheel Of Time". Insomma si rivela abbastanza inutile e poco interessante.


Considerazioni Tecniche e Conclusive:

Da un punto di vista prettamente tecnico-sonoro, i suoni, rispetto al precedente album, sono decisamente migliori. Vengono impostati su un'equalizzazione più alta e risultano più graffianti ed adrenalinici. La tecnica dei musicisti è ottima, come sempre e come ci si aspetta da un ottimo gruppo metal degno di tale etichetta. Menzione d'onore per Hansi, che, con la sua voce a volte rauca e sporca, altre volte dolce e pulita, è un innegabile marchio di fabbrica per questa band: offre ancora un'ottima prestazione sia d'estensione vocale che interpretativa. Peccato che ciò risulti solo su disco, mentre dal vivo le sue prestazioni sono, purtroppo, inferiori. Infine, i solos di chitarra, come già ribadito, non godono di velocità elevatissime o di tecniche particolarmente complesse, ma sono comunque, come sempre, ricercati e molto interessanti. Detto questo, vediamo cosa considerare infine su At The Edge Of Time. Complessivamente è un lavoro buono ed ispirato, non si può dire il contrario. Tuttavia alcuni episodi deboli sparsi qua e là, qualche soluzione troppo ripetitiva o mal sviluppata, fa si che l'attenzione generale, da parte dell'ascoltatore, non riesca ad essere mantenuta lungo tutto il corso dell'opera. E' un peccato, perchè, d'altro canto, quest'album contiene alcuni degli episodi più riusciti della carriera dei bardi. Da fan sfegatato dei Blind Guardian, è un dolore per me scrivere queste righe, ma, purtroppo, è una sensazione che ritrovo ancora adesso, riascoltanto (per l'ennesima volta) quest'album. Ad ogni modo nulla di irreparabile, perchè il disco, come già ribadito, è comunque buono e meritevole d'ascolto, con composizioni che altri gruppi power metal solo lontanamente riuscirebbero a scrivere. Quindi, ben tornati Blind, e chissà che tra i consueti 4 anni di silenzio discografico, non abbiate modo di sfornare un nuovo vero capolavoro, così come lo sono stati Imaginations e Nightfall. Tutto è possibile, quando si parla dei migliori.


Tracklist:

1. Sacred Worlds
2. Tanelorn (Into the Void)
3. Road of No Release
4. Ride into Obsession
5. Curse My Name
6. Valkyries
7. Control the Divine
8. War of the Thrones
9. A Voice in the Dark
10. Wheel of Time


Voto: 7,5/10

3 commenti:

  1. Ti sei superato Fil!!! ottima recensione!!,...comunque non capisco perchè A Night At the Opera è stato così discusso,.....secondo me è un capolavoro,....

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  2. Ottima recensione Fil! Io quest'album l'ho ascoltato poco, ma abbastanza per dire che è veramente bello e, soprattutto, interessante. Si nota la voglia del gruppo di ricordare un po' i primi anni di carriera e i primi grandi successi, introducendoli ora in un contesto musicale nuovo che era già iniziato con A Twist in the Mith. Secondo me per loro è stato un lavoro davvero difficile e al contempo stimolante, e il risultato secondo me è ottimo, io definirei quest'ultimo lavoro come la metafora della vita dei Blind.

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  3. Intanto grazie per i complimenti ragazzi, volevo dire un paio di cose:
    @ alexander: A Night At The Opera è stato contestato per una sterzata verso orchestrazioni super-arrangiate, fondamentalmente, ma per me è uno dei cd più belli e riusciti dei Blind.
    @andrea: concordo con la tua idea. :)

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