martedì 27 marzo 2012

LACUNA COIL - Dark Adrenaline


DARK ADRENALINE
 
Etichetta: Century Media
Data di uscita: 23 Gennaio 2012
Genere: Alternative Metal

Introduzione:

Prosegue la scalata delle classifiche dei nostrani Lacuna Coil, la band milanese capitanata da Andrea Ferro e simboleggiata dalla bella Cristina Scabbia. Ancora non si sono spenti gli echi del buon “Shallow Life”, uscito ormai 3 anni fa, ma la amata/odiata band italiana si ripresenta sul mercato con un altro capitolo dalla qualità indiscutibile; una godibile uscita discografica che, come al solito, non sarà esente dalle solite critiche da parte di un pubblico italiano spesso troppo ermetico nei confronti di un metal estremamente attuale e moderno. “Dark Adrenaline” si assesta infatti su un suono fortemente influenzato dal mainstream americano, così come già era successo nel disco precedente, pertanto lo pseudo-gothic dei primi dischi viene ancora abbandonato in maniera piuttosto massiccia, virando sempre verso un metal alternativo, fortemente patinato di nu-metal sfacciatamente modernista. Ad essere sinceri, di gothic questa band ne ha visto davvero poco, anche se non si può evitare di scorgerne qualche sottile intrusione in album come “Unleashed Memories” (2001) o il fortunato “Comalies” (2002). La smaccata vena ruffiana ed ammiccante proposta dal suono dei Lacuna Coil non sembra essere un problema, poiché “Dark Adrenaline”, nonostante la sua estrema orecchiabilità, possiede vari brani interessanti e dotati del giusto piglio melodico, rendendo l’ascolto scorrevole ed estremamente fluido. Nonostante, obiettivamente, questo nuovo lavoro sia un altro buon esempio di alternative metal ben fatto e quasi mai banale, sono convinto che la schiera di metallari italiani medi rimarrà sempre indifferente nei confronti di questa solida realtà musicale, un piccolo grande orgoglio “made in Italy” che tanta fortuna ha fatto e sta facendo all’estero, negli States soprattutto. Chi è invece dotato della giusta apertura musicale, saprà apprezzare in buona parte, se non tutto, anche questo nuovo corposo lavoro, queste sonorità così  catchy, commerciali e moderne ma anche dannatamente accattivanti.  


Track by Track:

L’adrenalina oscura pervade il nuovo album già a partire dalla prima traccia “Trip The Darkness”, classico brano alla Lacuna Coil, pervaso da atmosfere cupe e blande ritmiche alternative, con un ritornello emotivo e carico di pathos, dove splende la prova vocale di Cristina, su alte tonalità. I ritmi si accendono maggiormente con la splendida “Against You”, brano dotato di riff su ritmiche veloci nella strofa e di un bellissimo refrain melodico ed accattivante. Questa volta, la voce di Andrea diventa protagonista, anche se è da sottolineare come le sue linee vocali spesso non presentino grandi sviluppi. Da notare, invece, un inusuale assolo di chitarra nella parte intermedia del brano, riuscito e perfettamente integrato nel contesto. Le lievi orchestrazioni e gli intrecci vocali aiutano a far decollare quest’ottimo brano. Il singolo apripista dell’album è la seguente “Kill The Light” che, non a caso, è uno dei brani più radiofonici ed immediati dell’intero lavoro, in modo particolare nel semplice ma efficace refrain. Nonostante la sua attitudine prettamente mainstream e radiofonica, il brano, maggiormente legato alla produzione più recente del gruppo, scorre liscio e deciso nel suo proseguimento, accompagnato da lievi ed azzeccate partiture elettroniche. Nulla di più, nulla di meno: “Kill The Light” non è un capolavoro, ma è un buon singolo, perfetto ed istintivo, melodico e piacevole quanto basta per entrare nelle grazie dei fan di tutto il mondo. Spicca maggiormente la successiva “Give Me Something More”, forte di notevoli intrecci vocali tra i due singers e di una strofa particolarmente accesa e graffiante, su riff semplici ma potenti. La struttura e l’arrangiamento del brano lo rendono davvero molto gradevole e coinvolgente, privo di momenti vuoti o a sé stanti. Un plauso va ai due cantanti e soprattutto ad Andrea, particolarmente ispirato dalla carica emozionale di quest’altra buonissima canzone. Il nu-metal più sordido sembra spadroneggiare fin dall’introduzione di “Upsidedown”, ma, dopo i primi secondi, è notevole come i nostri riescano a trasformare un brano nu-metal in un qualcosa di più personale e grandioso. L’arrangiamento oscuro e sinistro è un vero punto di forza da sempre per la band e non fa eccezione questa song, esempio di un rock moderno egregiamente eseguito. Da segnalare ancora una volta l’ottimo apporto vocale dei due cantanti: due voci estremamente complementari e quasi sempre ben ragionate nelle linee vocali. “End Of Time” si presenta come una ballad moderna e potente, dove l’aspetto emotivo della band non stenta a presentarsi, attraverso un arrangiamento delicato di chitarre pulite e tastiere atmosferiche, fino al possente ritornello distorto, cantato da Andrea. Un brano molto melodico e radiofonico che, in varie occasioni, ricorda le ultime prove degli olandesi Within Temptation. La song in questione non brilla certo per estrema originalità o idee sovraumane ma è adeguata al contesto e, senza nemmeno rendercene conto, fluisce grazie alla sua semplicità. Fin dalle prime note notiamo una certa oscurità di fondo in “I Don’t Believe In Tomorrow”, il brano più potente del lotto, dal punto di vista del sound, e anche la song dotata del refrain più plumbeo dell’intero album. Sebbene le premesse siano buone, in realtà “I Don’t Believe In Tomorrow” risulta anche la creazione più monotona all’interno dell’album, pervasa da un solito gusto sfacciato per il modernismo metallico che questa volta, però, non riesce a spiccare in alcuna occasione sul resto. Dimentichiamo questo mezzo passo falso con la successiva e più intrigante “Intoxicated”, dove le solite ritmiche alternative sono condite da ottime prove vocali e da arrangiamenti corposi e dinamici. Evocativo il pur semplice ritornello, sorretto da lievi ma essenziali tastiere. Un brano semplice, breve ed estremamente lineare, ma accattivante quanto basta per apprezzarlo. Ancora un richiamo ai Within Temptation più recenti con “The Army Inside” (il ritornello non ricorda anche a voi la nota “What You Have Done”?), dove comunque si può godere di un buon refrain e di un perfetto arrangiamento. Il brano, come molti altri, è breve e scarno nella struttura e non è memorabile per chissà quali doti tra le righe, ma è semplice e d’effetto, come da classica tradizione della band. C’è spazio anche per un altro bell’assolo ad opera di Cristiano, sicuramente un surplus tutt’altro che sgradevole da sentire in un disco come questo. I Lacuna Coil già ci avevano proposto una breve e gradita capatina nelle cover storiche con l’ottima interpretazione di “Enjoy The Silence” dei Depeche Mode, nell’album “Karmacode” (2006) e ripropongono l’esperimento con un altro pezzo forte dei primi anni ’90, ovvero la bellissima “Losing My Religion” dei R.E.M., scioltisi in tempi recenti. La prova offerta dai Lacuna stravolge, in parte, l’anima delicata della canzone, inserendo, ovviamente, i consueti chitarroni pesanti nel refrain, ma c’è da dire che la band, nel ri-arrangiare secondo il proprio stile un brano estremamente lontano dai suoi canoni, è in grado comunque di mantenere abbastanza intatta l’emotività dello stesso, il quale risulta così una versione gradevole anche se, in fin dei conti, non eccellente (insomma, è prevedibile che l’originale rimanga indubbiamente la versione migliore). Dopo questo coraggioso esperimento, la band torna a propinare il sound alternative rock/metal tanto caro ai sei musicisti con “Fire”, una brevissima canzone immediata e potente, dotata di un ritornello estremamente diretto e chatchy. Proprio per questa sua estrema immediatezza, il brano è sufficientemente gradevole ma, allo stesso tempo, non c’è un solo particolare che osi rimanere in testa per essere ricordato con piacere. Arriviamo al finale dell’album, ed in effetti non poteva protendersi oltre, considerato che certe soluzioni sonore, dopo una dozzina di canzoni, iniziano a stancare e ad essere abbastanza ripetitive. Congetture a parte, “My Spirit” è una sorta di lenta ballad, nella concezione moderna del termine. E’ lodevole ed originale l’idea di inserire un’atmosferica narrazione in lingua italiana a metà brano, ma, al contempo, la song ha un incedere ed un refrain poco convincenti ed abbastanza piatti, che si trascinano per quasi sei minuti senza un barlume di energia all’orizzonte. Non è stato quindi il modo migliore per concludere un album comunque discreto, dotato anche di qualche ottimo picco compositivo.   


Considerazioni Conclusive:

Un album 100% Lacuna Coil, ecco come semplificare l’operato svolto dai sei milanesi per questo “Dark Adrenaline”. L’impatto commerciale del precedente “Shallow Life” viene ripreso e codificato in una chiave leggermente più pesante, con un occhio rivolto verso i lavori meno recenti del gruppo, dando vita ad un album indubbiamente valido, onesto e sufficientemente corposo. Gli arrangiamenti, eleganti e di classe, donano, come sempre, una marcia in più al lavoro svolto dal combo e, per tal scopo, aiuta senza dubbio anche la sfarzosa produzione (ad opera di Don Gilmore), potente e nitidissima. In primo piano, spiccano i lavori vocali della coppia Andrea Ferro-Cristina Scabbia, il primo esente da particolari capacità tecniche e dedito ad una pura carica energica, mentre Cristina ha dalla sua una voce abbastanza versatile, precisa e dinamica, pur rimanendo in un ambito canoro totalmente moderno. Restano, invece, semplici ma di impatto i lavori dei restanti fedeli musicisti Chris e Maus (chitarre), Criz (batteria) e Marco Zelati (bassista ed autore, tra l’altro, di quasi tutti i pezzi della discografia del gruppo), protagonisti di prove precise ed efficienti. Proprio in questo consiste la forza della band: pezzi semplici ed immediati, potenti, malinconici, ricchi di carica, di emotività…di una “oscura adrenalina”; un titolo decisamente azzeccato a pensarci bene: l’“adrenalina” c’è, si percepisce in ogni solco, in ogni nota, e l’“oscurità” pervade palesemente l’intero lavoro grazie ai soffici e raffinati arrangiamenti. Non scrivono e non hanno mai scritto dei veri capolavori, tutti lo riconosciamo, e “Dark Adrenaline” non fa certo eccezione, ma invito comunque tutti i metalheads a dare una chance ai Lacuna Coil, una band di cui dobbiamo andare fieri, un caposaldo del metal moderno. Una musica alla portata di tutti e sicuramente un ottimo diversivo di qualità per chi vuole avvicinarsi al concetto più moderno del tanto bistrattato metal contemporaneo.


Tracklist:

01. Trip The Darkness
02. Against You
03. Kill The Light
04. Give Me Something More
05. Upsidedown
06. End Of Time
07. I Don’t Believe In Tomorrow
08. Intoxicated
09. The Army Inside
10. Losing My Religion
11. Fire
12. My Spirit


Voto: 7,5/10

3 commenti:

  1. Bella recensione Fil :)
    A me è piaciuto molto quest'album...molto Lacuna, niente da dire, però c'è qualcosa in più rispetto agli altri... Di solito non riuscivo ad ascoltare i loro cd per più di una volta di fila, questo l'ho ascoltato 5 volte solo il primo giorno! :)
    Lei rimane sempre una potenza, c'ha una voce che mi piace sempre un sacco, e anche i loro riff secondo me sono migliorati :)
    Insomma, un orgoglio nostrano che, speriamo, venga rivalutato anche in patria! :)
    Se poi il biglietto per un loro concerto non costa troppo........... ^.^

    Bacioni! :)

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  2. Losing my religion mi aveva lasciato completamente senza parole, anche perché finché non si arriva al ritornello mica la si riconosce :)
    Comunque, secondo me, ci stava anche un mezzo punticino in più XD

    E.

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  3. Grazie Lola! hai ragione in effetti, alcuni dei vecchi album sono un po' più ostici da digerire al primo ascolto, questo scorre più liscio.
    Secco forse hai ragione :) comunque il voto, alla fine, è un numero che tenta di riassumere al meglio tutto ciò che è stato scritto nella rece, ma spesso non è detto che riesca nel suo intento xD

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