domenica 25 dicembre 2011

THEOCRACY - As The World Bleeds


Quando si dice ispirazione divina…

Nome Album: As The World Bleeds
Etichetta: Ulterium Records
Data di uscita: 25 Novembre 2011
Genere: Power Progressive Metal

Introduzione:

Quale momento migliore della settimana di Natale per scrivere la recensione di una delle migliori band di christian power metal? Sul finire dell’anno, tornano a distanza di tre anni dal magnifico predecessore Mirror Of Souls, i Theocracy, band dalla fervente e mai nascosta fede cristiana, vero motore delle intense liriche e dei suoni della band. In pochi conoscono questo meritevole quintetto americano: i Theocracy nascono nel 2002, come one-man-band del solo leader Matt Smith che si cimenta nei panni di compositore, chitarrista, cantante, bassista, tastierista, programmatore (drum-machine) e produttore dell’esordio omonimo, nell’anno successivo. Questo grezzo, ma affascinante, affresco musicale si fa notare non poco nella scena white metal statunitense; da one-man-band i Theocracy diventano una solida realtà, dando vita nel 2008 al seguente Mirror Of Souls: il nuovo capitolo, questa volta, è registrato in un vero studio, con suoni puliti e produzione raffinata e vede Matt prodigarsi nel solo ruolo di singer. Successivamente, la band acquista il bravo Val Allen Wood alla chitarra solista, completando così l’organico e dando vita, nel 2011, a questo nuovo As The World Bleeds, intrigante conferma artistica di una band che meriterebbe molta più notorietà nell’ambito del power mondiale. Come sappiamo bene, la fede cristiana, per subdoli motivi, ha sempre rappresentato una sorta di ostacolo per il successo delle metal band, rappresentando un genere orgogliosamente di nicchia; è un vero peccato, perché lavori come MOS o questo ATWB trasudano power metal di stampo chiaramente europeo (nonostante la loro nazionalità d’oltreoceano), infarcito di molte melodie, inserti progressive, folk, thrash, black e quant’altro, rappresentando, spesso, qualcosa di molto più originale e meritevole di tante band molto più note nel panorama power. Nonostante ciò, i Theocracy proseguono la loro strada con dedizione e determinazione, rilasciando un album di spessore, ricco di idee, di velocità, di tecnica, di contenuti spirituali, di melodia. Non tutti i brani sono all’altezza della situazione e non mancano alcuni momenti di stallo compositivo, ma As The World Bleeds, nonostante segni un piccolo passo indietro rispetto al precedente ottimo lavoro, riconferma i Theocracy come band di assoluto valore artistico. Se volete la prova che anche Dio sia un fan dell’heavy metal, non disdegnate un ascolto ai Theocracy. 


Track By Track:

Forse uno dei brani migliori finora prodotti dalla mente di Matt Smith è proprio “I Am”, lunga opener di As The World Bleeds. Non poteva esserci modo migliore per introdurre il ritorno discografico della band americana. Gli 11 minuti della song vengono introdotti da alcuni cupi arrangiamenti orchestrali, subito mescolati con partiture folk, chitarre acustiche e con la sempre più matura e riconoscibile voce di Smith. Tutto si amalgama e raggiunge l’intenso refrain, con un’ ottima interpretazione del singer. Le atmosfere si susseguono senza tregua, dall’intensa parte iniziale fino all’acceso folk dell’intermezzo, strizzando l’occhio all’ultimo lavoro degli Edguy. Non mancano momenti più tipicamente prog-metal, a suggellare un’ottima opener che, da sola, vale l’acquisto del disco. La seguente “The Master Storyteller” ci riporta sui binari più tipici del power europeo, dove le strofe godono di linee vocali originali e ficcanti, rendendo il brano particolare. Non troppo innovativo è invece il refrain, dove però sono, ancora una volta, le vocals a dare maggior spessore al tutto e rendendo il brano graffiante ed acceso. Refrain ripetuto ed alzato sul finale, come vuole la tradizione europea, e giunge il turno di “Nailed”: nelle melodie, ancora una volta, il riferimento sono gli Edguy, quelli più epici di Mandrake. Le ritmiche godono di potenza, variando velocità più volte e stagliandosi su riff dal taglio thrash metal e su melodie orientaleggianti, fino al solare ed arioso ritornello. Piuttosto classico e sbrigativo è lo scambio solistico di chitarra e tastiera. Tutto sembra funzionare, ma, a lungo andare, il brano perde potenza e scema un po’ nell’anonimato, a causa anche di un finale troppo lungo ed inconcludente. La melodia torna padrona con “Hide In The Fairytale”, ancora una volta un concentrato di quel power europeo che ha fatto scuola a migliaia di band affini. Questo buon brano si segnala soprattutto per un bel ritornellone in cavalcata, ricco di cori e melodie, per un’ottima parte solista e per una perfetta prestazione vocale di Mr. Smith. Puntuale come un orologio svizzero, ecco giungere la (semi)ballatona, immancabile in un disco power. La candidata di As The World Bleeds porta l’eloquente titolo di “The Gift Of Music”: chitarre acustiche in primo piano, a tessere un puzzle di sognanti melodie, solari ed emozionanti. Nonostante si tenti, inutilmente, di raggiungere l’emotività della stupenda “Bethlehem” (ballad presente su Mirror Of Souls), il brano in questione rappresenta un’ottima prova del songwriting variegato di Matt e compagni, i quali ci sorprendono inserendo numerose accelerazioni ritmiche e vari cambi d’atmosfera lungo il corso dei 7 minuti della canzone, senza risultare in alcun modo piatto o forzato. Dopo questa piccola perla, è in arrivo un’altra bella mazzata di power veloce e melodico, intitolata “30 Pieces Of Silver”, brano strutturalmente variopinto, con un bel refrain melodico in primo piano e con una splendida prova vocale del mastermind Matt. Da notare anche il veloce assolo dell’ultimo arrivato Allen, sparato in mezzo a tutti i vari cambi di velocità di cui il pezzo è dotato. Al termine dell’ascolto, resta la sensazione di un brano molto valido e che denota una certa originalità nell’arrangiamento chitarristico. Le atmosfere tornano a farsi cupe con il tappeto di cori iniziali di “Drown”, rallentano le velocità e le ritmiche chitarristiche tornano a farsi marziali e rocciose. Una strofa acustica e ben arrangiata ci accompagna verso un ritornello melodico e piacevole, ma dal minor impatto immediato, dotato, tra l’altro, di una musicalità particolare, quasi estranea al contesto power. Da segnalare la stuzzicante prova solistica di Allen, vera novità sonora in casa Theocracy. “Altar To The Unknown God” è un brano immediato e catchy, dotato di un bellissimo refrain dalle tinte power, senza disdegnare punte rockeggianti. Peccato che la parte centrale, (nonostante spuntino assoli orientaleggianti e chitarroni heavy) risulti un po’ troppo stantia rispetto ai canoni, tendendo ad impalare l’ascoltatore in uno stato di distrazione uditiva. Per fortuna, la sensazione dura poco, ripresentandoci il ritornello finale e chiudendo un brano gradevole, anche se a tratti poco fluido. Si presenta con prepotenza lo spettro degli Helloween più allegrotti, con l’happy metal di “Light Of The World”, brano arioso e decisamente delizioso, con i suoi ritornelli corali e le sue melodie zuccherose. Gli assoli, la doppia cassa veloce, l’arrangiamento, la struttura… tutto ricorda, senza pudore né vergogna,  il power europeo in voga negli ultimi anni ’80 primi ’90, facendoci rivivere per qualche minuto quelle piacevoli atmosfere solari, spesso dimenticate dalla scena odierna. Dopo quest’ottimo pezzo immediato, giungiamo alla conclusione: così come hanno aperto le danze con “I Am”, i Theocracy ci salutano con un altro lungo capolavoro: la poliedrica “As The World Bleeds”, che ci introduce ad un soave pianoforte, supportato dalla voce calda di Matt. Attraverso ritornelli epici e malinconici, sfaccettature più veloci ed aggressive, ottimi solos,  cambi d’atmosfera, ritmiche intriganti e punte di progressive, la band americana si rende autrice di otto minuti magistralmente strutturati ed arrangiati in maniera divina (passatemi il termine), sfoggiando liriche riguardanti il declino del mondo, in una visione religiosa e spirituale. Se tutti i brani fossero stati di questo livello, avremmo tra le mani un vero capolavoro; ma si sa, i miracoli non sempre avvengono. La variegata title-track finale si piazza (a pari merito con l’opener) ai primi posti delle top song dei Theocracy, band che ha dimostrato, ancora una volta, che anche con l’ispirazione divina si può creare un’ottima musica, ispirata e passionale.     


Considerazioni Tecniche e Conclusive:

C’è ben poco da aggiungere a quanto già detto; vorrei solo caldamente consigliare questi Theocracy a chi ancora non li conosce, a chi si ciba di pane e power metal. Il terzo album di una band, solitamente, è sempre visto come l’album necessario per la consacrazione artistica, per valutare (s)oggettivamente se una band ha le giuste credenziali. Detto questo, As The World Bleeds supera ampiamente la prova. Come già detto, probabilmente non tutti i brani brillano per composizioni eccelse e, in più di un’occasione, vi sono momenti in cui l’attenzione cala, o in cui la sensazione di “già sentito” è inevitabile; ma, in tempi così duri per la musica metal, si può ampiamente fare a meno di discuterne, per poter godere del valore di brani come l’opener o la title-track. Non dimentichiamoci che i nostri ci sanno fare dietro agli strumenti, a partire dal polistrumentista e mente principale Matt Smith, che si è occupato di buona parte della composizione del disco. La sua voce è diventata matura e potente, godendo, come mai prima d’ora, di una precisione e di un’estensione davvero notevole, riscontrabile in numerosi brani, senza disdegnare tonalità medio-basse, dove il singer dimostra comunque una certa dimestichezza. Essenziale il suo lavoro di tastiere, creato con il solo scopo di dare maggior sostegno ai riff di chitarra, senza eccedere in troppi sfarzi sinfonici. Le due asce, Jon Hinds e Val Allen Wood, si destreggiano bene, mettendosi in mostra per un riffing spesso variegato. In particolare, in questo nuovo capitolo viene dato finalmente un maggior risalto ai solos di chitarra (finora mai stati troppo essenziali per il sound della band), dei quali Allen si dimostra un bravissimo esecutore, dotato di tecnica e di un discreto gusto melodico. Infine, abbastanza lineare il lavoro di basso di Jared Oldham, senza spiccare per doti eccelse, mentre invece è ottimo e preciso l’operato del drummer Shawn Benson, che già ha avuto modo di farsi notare nel precedente Mirror Of Souls. Aggiungiamoci una produzione perfetta, un sound potente e definito, dei testi profondi, ricercati e mai banali, un fantastico artwork di copertina (assolutamente splendida ed evocativa l’immagine apocalittica, con il mare che forma un muro di sangue alla Shining) ed abbiamo tra le mani un nuovo esaltante capitolo di questa promettente band americana; ed è ora che qualcuno, nel giro dei “grandi”, se ne accorga al più presto. Bravi Theocracy, continuate così. Vi aspetto presto in Italia.


Tracklist:

01. I Am
02. The Master Storyteller
03. Nailed
04. Hide In The Fairytale
05. The Gift Of Music
06. 30 Pieces Of Silver
07. Drown
08. Altar To The Unknown God
09. Light Of The World
10. As The World Bleeds


Voto: 7,5/10

2 commenti: