venerdì 8 luglio 2011

STORMWARRIOR - Heathen Warrior


Vivere nei ricordi non sempre è la cosa migliore…

Nome Album: Heathen Warrior
Etichetta: Massacre Records
Data di uscita: 27 maggio 2011
Genere: Heavy Power Metal

Introduzione:

Da qualche parte nel mondo c’è ancora qualche band che non ha voglia di piegarsi ai mercati del metal moderno, eccessivamente tecnico-tecnologici e privi di quel mordente delle produzioni sporche e crude; c’è chi, dopo il lavoro, si rinchiude ancora nello scantinato con i compagni di bevute per suonare e fare casino; c’è chi, con il suo immancabile giubbottino di pelle, rattoppata con i nomi delle proprie band preferite, non si rassegna agli anni che scorrono e resta irrimediabilmente legato ai magici anni ’80. Gli anni in cui il metal si faceva sudando nei garage, in cui aleggiava una magia più sana ad ogni uscita di un nuovo disco, svanita completamente con l’avvento di internet e del download. Tra queste band ci sono gli Stormwarrior. Giovani, tedeschi, pupilli del folletto del power Kai Hansen (su di loro, egli disse: “They have the fire!”), hanno partorito negli anni una serie di uscite discografiche dal suono fortemente ancorato all’heavy-power metal puro e crudo degli anni ’80: chitarre serratissime su ritmiche forsennate di doppia cassa, nessuna tastiera e giusto qualche coro per sottolineare l’ambientazione vichingo-pagana che, da sempre, accompagna i loro lavori. L’ultimo album è Heading Northe, del 2008, un piccolo capolavoro di speed-power incandescente ed infuocato, sorretto da una produzione sporca ma potente, lontana dalle pomposità sonore delle produzioni più moderne. Quest’album arriva dopo i primi due buoni esempi dell’esordio omonimo Stormwarrior e del successivo Northern Rage, due album crudi, veloci ed evocativi. E’ tempo anche per loro di sfornare un nuovo album, il qui recensito Heathen Warrior. Immutate le tematiche, immutato lo spirito e lo stile del songwriting, ma qualcosa inizia a vacillare. Heathen Warrior è infatti un album che potrà piacere a chi ama particolarmente la band o chi ama questo tipo di sonorità, ma, obiettivamente, presenta un indebolimento di idee e di ispirazione rispetto ai precedenti album. Il susseguirsi dell’ascolto ci porta, in molti casi, ad imbatterci infatti in soluzioni musicali che, spesso, odorano di inconcludenza o di forzatura e questo aspetto, purtroppo, si ripercuote parecchio sulla bontà dell’album, che, quindi, risulta privo di idee giuste e concrete, quelle idee che avevano fatto grande il mitico Heading Northe. La forza della band sta nel saper trasmettere sudore e passione attraverso i riff taglienti e granitici, batteria sparata a folli velocità, attraverso una produzione volutamente scarna ed essenziale. Pertanto, non ci si deve aspettare l’obiettivo dell’originalità dal combo tedesco: sono una band nata per far rivivere il fervore e lo spirito che animava il vecchio metal di più di trent’anni fa, uno spirito di fondo che mai potrà svanire sotto le sabbie del tempo, finché ci saranno gruppi come gli Stormwarrior.


Track By Track:

Come da miglior tradizione, ad aprire le danze di questo Heathen Warrior ci pensa un breve intro di una cinquantina di secondi, “...Og Hammeren Haeves Til Slag...”, introduzione dai toni epici ed oscuri. Nulla di trascendentale o particolarmente innovativo, ma ben calato nel suo unico scopo di introdurci nel campo di battaglia. L’opener, come per l’album precedente, è la title-track, “Heathen Warrior”. Se “Heading Northe” era un pugno nei denti, questa song né segue le orme senza tuttavia brillare come la sua gemella di 3 anni più vecchia. Veniamo travolti da una mitragliata di doppia cassa e precisi inseguimenti chitarristici. Tuttavia, nonostante l’ispirata sezione d’assoli nella parte centrale, le strofe stesse iniziano già a ricalcare riff e strutture già troppo ripetute nella musica dei quattro tedeschi di Amburgo, il ritornello non riesce a colpire nel segno ed il brano perde spessore. Non la migliore delle partenze quindi. Già la successiva “The Ride Of Asgard” risolleva le sorti: un roccioso riff di veloce hard-heavy metal apre la canzone, indirizzandola verso strofe accattivanti, fino al refrain in perfetto stile Stormwarrior. Come ci hanno ormai da tempo abituato, anche per questa song i solos nella parte centrale del brano sono decisamente curati ed ispirati, alternati tra sprazzi in classico true heavy metal style ed altri più melodici ed sapientemente armonizzati. “Heirs To The Fighte” è un altro discreto brano di puro e pesante power metal incontaminato. Il brano si assesta sui ritmi di una veloce cavalcata impazzita. Accattivanti le strofe ed il bridge rallentato, ma il ritornello non presenta grandi idee e non riesce a catturare l’attenzione. I solos non spiccano, ma la parte centrale risulta comunque abbastanza ispirata, nel complesso. L’attacco velocissimo di “Bloode To Bloode” non concede respiro. In questa speed song, altra potenziale killer-hit dal vivo, troviamo probabilmente il peggio di Heathen Warrior. Il tappeto infinito di doppia cassa della song, infatti, porta sul groppone riff troppo serrati, con poche concessioni melodiche, e ritornelli troppo stantii, manifestando idee ritrite ed arrangiamenti privi di mordente. La song prosegue su queste coordinate per 4 minuti e mezzo, tanto basta per annoiarsi in fretta. Più godibile la seguente “Fyre & Ice”, maggiormente orientata su binari heavy. Questo buon brano, dal tiro assicurato, prende forza nelle parti melodiche in fase d’assolo, negli hard rockeggianti riff iniziali e nell’aggressivo e graffiante refrain. Sembra davvero di tornare alle atmosfere metalliche degli anni ’80. Il metallo scorre a profusione con “The Return”, dotata di una buona partenza e di un ritmo in doppia cassa non particolarmente speed. Peccato che il brano si perda troppo facilmente in strofe e bridge che ricalcano strutture melodiche banali e decisamente prive di inventiva. Per lo meno si salva il ritornello, che dà un tocco di freschezza alla tracklist, presentando delle tonalità più solari ed ariose, anche se, nell’effettivo, risulta essere troppo poco incisivo. Il resto è un susseguirsi di riff dal sapore già spesso sentito nell’ambiente heavy-power e, quindi, trascurabile. Stessa sorte per “Wolves Night” che alterna dei brevi buoni momenti a riff e strutture poco accattivanti, per non parlare di un ritornello decisamente scialbo e piatto come una tavoletta. Dove sono finiti i super refrain di “Remember The Oathe”, “Heading Northe”, “Valhalla” e via discorrendo? Certo, tutti chorus non particolarmente originali e decisamente estrapolati dai territori del metallo fatto di pelle e borchie, ma dannatamente coinvolgenti ed accattivanti. E qui in Heathen Warrior pare non essercene neanche l’ombra. Pertanto, anche questa song altro non fa che togliere validità ad un disco già troppo minato. La partenza super-speed di “Ravenhearte” ci fa respirare finalmente aria buona, consegnandoci il brano più riuscito del platter. Questa mazzata in pieno volto non fa prigionieri: attraverso un tappeto incessante di doppia cassa, in soli 3 minuti, gli Stormwarrior ci donano una song degna dei loro album precedenti, dal ritornello finalmente preciso e ficcante e con una micidiale sezione di guitar solos. Quindi abbiamo tra le mani un buonissimo brano, dove, certamente, non spicca l’originalità, ma almeno ritorna in auge quello spirito aggressivo e trascinante che ha fatto grandi gli Stormwarrior dei primi 3 dischi. I guerrieri tedeschi, dopo l’affascinante “The Revenge Of Asa Land” del precedente full-lenght, riprovano l’esperimento del mid-tempo, inserendo nel disco “The Valkyries Call”: brano obiettivamente meno riuscito e meno evocativo rispetto alla song appena citata, ma degno comunque di nota per una certa originalità nelle armonie. Tra riff più scontati e melodie più convincenti, a fine ascolto resta almeno una discreta sensazione, ed in fondo è chiaro che se gli Stormwarrior, in questo album, avessero portato alla luce tutte le loro reali potenzialità, invece di seguire a tutti i costi un preciso schema musicale, avrebbero avuto ancora molto da dire. L’ultima traccia del platter, “And Northern Steele Remaineth”, stupisce per la sua introduzione epico-folkloristica, con tanto di delicate chitarre acustiche e flauto in bella evidenza. Sopraggiungono cori ed un veloce tappeto di doppia cassa ad introdurre degli epici riff evocativi, grazie anche ad alcuni lievi inserti di tastiera. Nonostante il refrain non brilli per eccezionale spessore, il brano risulta essere abbastanza azzeccato nel suo incedere, anche se va detto che le solite strutture si ripetono un po’ troppo goffamente, consegnandoci un brano discretamente valido, senza aggiungere particolare gloria o lode ad un album già di per sé spoglio e, spiace dirlo, poco riuscito. Stavolta i guerrieri della tempesta hanno perso una battaglia, ma speriamo non perdano la guerra.


Considerazioni Tecniche e Conclusive:

Ahimè, con Heading Northe mi ero praticamente innamorato di questa band, grezza come la malta ma intensa come poche, ed ora, invece, mi vedo costretto a bocciare questa nuova creatura. Dà l’impressione di essere stata creata senza troppo sforzo, cercando semplicemente di imbarcarsi sulle acque stabili dei mari dell’heavy della metà degli anni ’80. Tuttavia, se anche in quest’ambito le cose non vengono fatte bene, si rischia comunque di affondare in maniera inequivocabile. Le solite ritmiche mai troppo elaborate, i soliti taglienti riff di chitarra, le solite linee vocali… questo è l’impasto di base di Heathen Warrior, un mezzo passo falso che speriamo rappresenti solo una virgola nella carriera del combo tedesco. Qualcosa di buono c’è, innegabilmente, ma non basta a considerare troppo valido quest’album. Dal canto loro, questi ragazzi ce la mettono tutta: Alex Guth (chitarra solista) sciorina dei solos che, tutto sommato, nella maggioranza dei pezzi, sono ben costruiti e godibili, ma non reggono con il supporto dei classici accordi serrati e delle già stra-abusate strutture di scuola heavy dei tempi che furono. Il basso di Yenz Leonhardt (già negli Iron Savior), dal 2008 (anno del suo ingresso nella band), è un elemento portante del sound dei tedeschi, capace di impreziosire le linee melodiche con partiture di basso più ricercate e distanti da un più canonico inseguimento delle chitarre ritmiche. Il batterismo di Falko Reshoft è sicuramente valido e dinamico, ma manca della giusta espressività, facendoci sorgere l’emblema di trovarci di fronte ad una drum-machine (giusto per capirsi). Ed infine, che dire delle linee vocali di Lars Ramcke? Da sempre sembrano essere un punto di debolezza degli Stormwarrior ed anche in questo platter non spiccano doti eccellenti, ma solo linee vocali ormai trite e ritrite, condite con ben poca espressività e insufficiente aggressività. Se ciò non bastasse, ci si mette in mezzo anche la produzione: ciò che aveva fatto grande i dischi precedenti, oltre ad una buona dose di idee stuzzicanti, era stata la produzione sporca e graffiante, in accordo con la linea di pensiero e con le influenze stilistiche della band. Ora, pare che quell’aggressività sia andata a farsi benedire, con una produzione smussata dei suoni più taglienti, più pompata e più curata (dovrebbe essere un bene, ma, per una band come questa, ciò è controproducente) e con un mixaggio mal riuscito in cui tendono a spiccare voce, cori e controcanti, soffocando la direttività delle chitarre e la potenza della batteria. A ciò aggiungiamo un’immagine di copertina spenta e priva di particolari intriganti ed otteniamo Heathen Warrior: un nuovo album tanto atteso quanto deludente. Rimandati al prossimo disco.


Tracklist:

01. ...Og Hammeren Haeves Til Slag...
02. Heathen Warrior
03. The Ride Of Asgard
04. Heirs To The Fighte
05. Bloode To Bloode
06. Fyre & Ice
07. The Returne
08. Wolven Nights
09. Ravenhearte
10. The Valkyries Call
11. And Northern Steele Remaineth


Voto: 5,5/10

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