giovedì 12 aprile 2012

UNISONIC - Unisonic


UNISONIC

Etichetta: EarMusic
Data di uscita: 4 Aprile 2012
Genere: Hard Rock/Heavy Metal

Introduzione:

Sono loro, sono finalmente tornati: uno dei come-back più attesi dell’anno, la coppia d’oro del metal anni ’80, due leggende e due simboli del power metal, due maestri che hanno fatto scuola a miliardi di musicisti della nostra generazione. Avete capito, Kai Hansen e Michael Kiske sono tornati a creare musica assieme. Dai tempi dei mitici “Keeper Of The Seven Keys” degli Helloween d’oro (albums che videro i due protagonisti rispettivamente alla chitarra e alla voce), di anni ne sono passati; tra cospicui successi dei Gamma Ray di Kai e la carriera solista di Michael, i due ragazzoni tedeschi hanno visto i loro percorsi musicali separarsi sempre di più, mantenendo comunque un forte legame personale e d’amicizia. Tutti sanno, ormai, quanto Kiske
(uno dei singer più amati ed imitati nella storia del power) abbia da tempo abbandonato il metal per dedicarsi ad una carriera più soft con i suoi dischi solisti, prima, e con gli ottimi Place Vendome dopo; nonostante la sua dichiarata avversione alla scena, negli ultimi anni ha preso parte ad alcune collaborazioni metal importanti: prima tra tutte gli Avantasia del mitico Tobias Sammet, poi i Revolution Renaissance di Timo Tolkki, gli stessi Gamma Ray, i nostri Trick Or Treat e via dicendo. Forse queste collaborazioni, forse la voglia di tornare a suonare insieme al suo caro amico Kai, o il recente ritorno on stage, devono aver convinto Kiske che era ormai giunto il momento di tornare a suonare dell’onesto metal, ed ecco arrivare gli Unisonic: una band a tutti gli effetti di Kiske, a cui partecipa attivamente anche l’amico Kai, nell’esclusiva veste di chitarrista. Fans di tutto il mondo, voi che aspettavate un ritorno dei veri Helloween, raffreddate i bollenti spiriti: qui non abbiamo un altro fantomatico “Keeper Of The Seven Keys”, né tantomeno un ritorno al classico power helloweeniano, figlio dell’heavy anni ’80. Abbiamo però, in fin dei conti, un hard rock ben suonato e in molti casi davvero notevole, tra alcune melodie zuccherose ed alcuni episodi più veloci e heavy che possono ricordare di striscio quanto creato dalle zucche di Amburgo negli anni d’oro, il tutto condito con un pizzico di AOR. Il disco scorre liscio, a tratti davvero esaltante, mantenendo alta l’attenzione e rappresentando indubbiamente un perfetto ritorno di scena per uno dei singer più amati (ma anche più contestati) dell’intero universo metallico, anche se non mancano lievi momenti sottotono. Intanto, siamo già contenti così e non potremmo chiedere di meglio, felici di poter rivedere finalmente comporre e suonare assieme Kai e Michael, il primo un chitarrista heavy di tutto rispetto, il secondo un singer che in questo “Unisonic” dimostra ancora una volta la potenza assoluta della sua voce squillante, calda e cristallina…a volte non sembra nemmeno che siano passati più di vent’anni.


Track by Track:

Partenza col botto assoluto: il riff iniziale dell’omonima “Unisonic” ripesca senza dubbio dall’operato di Kai nei suoi Gamma Ray (“Into The Storm” su tutte), consegnandoci l’iniziale tassello di quest’opera prima, il brano più heavy-oriented dell’intero platter. Il ritmo si accende e si fa incalzante, su tutto si innesta la stupenda voce di Kiske, che gioca su superbe metriche vocali e dona uno spessore intenso ad un brano che, altrimenti, potrebbe sembrare più scontato. Il refrain in doppia cassa è puro godimento, così come gli innesti voce-strumenti. Dopo un’opener pressoché perfetta, breve e ultra-diretta, arriva un secondo piccolo gioiello, ovvero “Souls Alive”, un altro brano dalle tinte heavy metal, ma più cadenzato, che rimanda indubbiamente al sound gammarayano. Un grandissimo Kiske modula la sua voce in modo incredibile sul bel ritornello, lasciando spazio anche ad ottimi assoli e godibili intrecci chitarristici. Anche i lievi interventi di tastiera garantiscono un minimo d’atmosfera in più, prima del bel finale. Non sarà un totale ritorno al power anni ’80, ma se le premesse sono queste, c’è solo da essere gioiosi per questa nuova creatura. Sempre restando nell’ambito dei primi Gamma Ray, spunta dalla tracklist un nuovo lascito a firma di Kai, ovvero la zuccherosa e divertente “Never Too Late”: un raffinato hard rock sbarazzino ed intrigante nelle sue ritmiche e nelle sue melodie. Ancora una volta, Kiske manovra su registri alti e potenti, con passione e senza difficoltà. La song ricorda da vicino pezzi immortali come “Free Time”, “Heaven Can Wait” (entrambi dall’esordio dei Gamma Ray, “Heading For Tomorrow”) o “Time To Break Free” (dal mitico masterpiece “Land Of The Free”), canzone a cui partecipò lo stesso Kiske come guest-vocalist. Nulla di innovativo quindi, ma è comunque un gran piacere poter godere di un pezzo suonato con gusto e con la grinta giusta. Dopo questo trittico iniziale, devoto al sound della band di Kai, l’album cambia rotta con l’AOR frizzante di “I’ve Tried”, song che si rifà maggiormente al rock melodico dei Place Vendome. La strofa leggera e delicata apre la strada all’ennesima stupenda prova di Kiske nell’energico refrain ed a raffinati arrangiamenti chitarristici. Su tutto, primeggia un delizioso gusto melodico. Poco metal e molto rock anni ’80: ecco come riassumere questo piacevole brano, prima dell’epica melodiosità di un pezzo come “Star Rider”, dove, ancora una volta, è l’hard rock ottantiano a farla da padrone, con un ritornello pomposo ed iper-melodico, sottolineato da leggere tastiere. Il brano non aggiunge nulla di innovativo al panorama rock e, spesso, si ha la sensazione di aver già sentito questa o quella melodia. Nonostante ciò, questo buon pezzo, si lascia ascoltare piacevolmente, senza voler strafare. Un po’ più interessante e spumeggiante è invece il pomp rock di “Never Change Me”, un brano dai toni ancora allegri e zuccherosi simil-primi Helloween/Gamma Ray, con un bel ritornello, semplice ma efficace e tutto da cantare. Con una coppia come Hansen e l’ex Gotthard Mendy Meyer, nulla viene lasciato al caso ed anche i più semplici arrangiamenti chitarristici arricchiscono la song di gusto melodico. Nel bellissimo riff iniziale di “Renegade” si riaffaccia un massiccio heavy, anche se il resto della canzone presenta una dimensione maggiormente melodica. Tutto ciò risulta in un mid-tempo dotato di ottimo gusto ed arrangiamenti perfetti, compresi i cori del ritornello, i vari solos e le varie melodie chitarristiche. “My Sanctuary” segue a ruota: indubbiamente il miglior pezzo di tutto “Unisonic”. Torna l’hard rock sanguigno, come si intuisce fin dalle prime note, mentre bridge ed il superbo refrain costituiscono una doppietta in un crescendo di esaltazione sonora. La grande prestazione di Kiske torna a fare miracoli nel ritornello, dove il singer raggiunge elevati picchi di estensione, su riff rock semplici, ma compatti e graffianti. Gli Unisonic ci regalano un ultimo refrain su batteria incalzante, consegnandoci un brano non innovativo ma senza dubbio convincente fin dal primo ascolto, fresco e coinvolgente. “King For A Day” riporta in auge l’AOR dei Place Vendome, rivestito però di un abito più incisivo ed accattivante. Nel ritornello e in molti punti della canzone, Kiske si adagia stranamente su dei registri più baritonali. Il brano acquista un maggior vigore nell’accelerazione centrale, trasformandosi in un heavy metal sfacciato e diretto. Nell’ultimo refrain Kiske torna a far sentire il suo timbro e, tutto sommato, nonostante l’ispirazione non sia allo stesso livello dei brani precedenti, “King For A Day” si rivela un episodio gradevole e scorrevole. Decisamente più in rilievo l’heavy mordente di “We Rise”, una song plumbea ed oscura nella strofa, ma positiva e potente nel bridge e nel melodioso ritornello, il tutto su ritmiche più accese e dinamiche. Spiccano come sempre le intense melodie, la prova di Kiske ed il bellissimo scambio solistico tra Hansen e Meyer nella parte centrale della song, prima dell’ultimo refrain, a conclusione di un altro brano brillante e riuscito. Non poteva mancare la ballatona finale, ed ecco che in chiusura di “Unisonic” arriva “No One Ever Sees Me” a scaldare i cuori degli ascoltatori. Si intuisce a pelle che il brano richiama tantissimo le atmosfere dei dischi solisti di Kiske, con chitarre acustiche in primo piano e delicati arrangiamenti strumentali tra strings e pianoforte. Una romantica ballad, decisamente dedita ad un pop-rock tanto leggero quanto piacevole; ci sembra quasi strano immaginare Kai alle prese con delle partiture così leggiadre, ma il brano è davvero notevole: infatti, nonostante la sua semplicità esecutiva, “No One Ever Sees Me” acquista un immenso valore, soprattutto per l’intensa ed emozionante prova canora di Kiske e per il bellissimo assolo centrale, chiudendo in bellezza questo primo eccellente lascito del come-back di Kai e Michael. Pochissimo metal, è vero…ma tanta buona musica di qualità, ed è questo che conta.


Considerazioni Conclusive:

I nostalgici potranno godere di questo piccolo grande album, genuino e roccioso quanto basta per farci apprezzare nuovamente la voce di mr. Kiske. Ad accompagnare Kai e Michael in questa nuova avventura, i due assi dell’old-power si sono attorniati di musicisti di tutto rispetto come Mandy Meyer (ex-Gotthard ed ex-Krokus) alla chitarra, Dennis Ward (Pink Cream 69 e Place Vendome) al basso e Kosta Zafiriou (Place Vendome e da poco ex-Pink Cream 69) alla batteria, tutti musicisti che, in un modo o nell’altro, hanno saputo farsi notare positivamente in questo esordio, pur restando circoscritti ad un modo di suonare semplice e d’impatto. Insomma, abbiamo una vera e propria super-band, ma Hansen e Kiske è inutile negare che siano le due attrazioni principali del gruppo, tanto che in più di un’occasione gli Unisonic vengono presentati come “il ritorno di Kai e Michael”, dimenticando per un momento che la band è a tutti gli effetti di Kiske. Ad ogni modo, è automatico considerare assieme i due musicisti e le loro prestazioni avvalorano indubbiamente il lavoro, in particolar modo la spettacolare voce di quel piccolo grande uomo che a soli 18 anni di età cantava in modo esemplare una certa “Eagle Fly Free”, influenzando generazioni di cantanti power. E’ vero che i vecchi Helloween non sono tornati, è vero che la musica di questo platter non è nulla di nuovo ed è inevitabilmente influenzata dai progetti rock ed AOR in cui Kiske ha messo piede negli ultimi anni, ma è anche vero che gli Unisonic arrivano al cuore con una musica semplice, accattivante e passionale; un hard rock che, dopo i comunque meritevolissimi Place Vendome,  finalmente riporta Kiske al posto giusto e, considerato che alcuni loro vecchi pezzi come la mitica “I Want Out” verranno certamente riproposti dal vivo, non potremmo essere più contenti di così. Una piccola nota la dedichiamo alla produzione, pomposa e super cristallina (com’era lecito aspettarsi) ed all’immagine di copertina: non brillerà per chissà quali doti grafiche, ma l’idea del pianeta-altoparlante è abbastanza originale ed i suoi colori accesi e sprintosi donano fascino al tutto (sicuramente meglio della copertina dell’EP d’esordio “Ignition”). Consigliato a tutti i fans dei due musicisti: sono convinto che “Unisonic” girerà parecchio nel vostro stereo. Bentornato Michael!


Tracklist:

01. Unisonic
02. Souls Alive
03. Never Too Late
04. I’ve Tried
05. Star Rider
06. Never Change Me
07. Renegade
08. My Sanctuary
09. King For A Day
10. We Rise
11. No One Ever Sees Me


Voto: 8/10

1 commento:

  1. Semplicemente fantastico!
    Vero, niente di nuovo! Ma l'energia creata da loro basta e avanza per me!
    Pezzi come "Unisonic", "Souls Alive" e "My Sanctuary" (i miei preferiti) mi fanno piangere di gioia! Dimostrano ancora una volta che con le cose semplici si possono creare grandi emozioni e che confermano ancora una volta che la coppia KISKE-HANSEN è sinonimo di GODS OF POWER METAL!

    Grazie Fil per aver condiviso questa piccola gemma di disco in un periodo così magro per la musica. Oggi UNISONIC, domani A.D. ;)

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