martedì 10 aprile 2012

UKUKU - Esplosione di Organi Interni


--- Autoproduzioni ---

ESPLOSIONE DI ORGANI INTERNI

Anno: Marzo 2012
Genere: Primitive Thrash Metal
Line-Up:
Supay – Vocals;
Mabon – Rhythm, Lead and Bass Guitars;
Mizar – Bass Guitar;
Christian – Bass Guitar.
                

Recensione:

Dopo quasi quattro anni di assenza, si riaffacciano sulla fiorente scena underground veronese gli  Ukuku, band capitanata dal factotum Francesco Bommartini (Cold Fire, Carnera FM, Deatherrent, Skorbutiks). E’ doveroso spendere qualche riga per introdurre la band in questione, per chi non la conoscesse: gli Ukuku si formano nel lontano 2003, dall’unione di Mabon (Francesco, alle chitarre), Supay alla voce, Linda al basso e Paolilla dietro le pelli. Il combo, fin da subito, mostra l’intenzione di suonare un metal potente ed aggressivo, orientato verso il thrash metal, come dimostrano qualche iniziale cover dei Pantera o dei Kreator; tra cambi di line-up susseguitisi nei vari anni a molte date dal vivo, ad un certo punto le cose non reggono e gli Ukuku si sciolgono ufficialmente, nell’aprile del 2008. Circa a metà del 2011, il leader e compositore Mabon riprende le redini del gruppo, chiama a sé alcuni vecchi membri e riforma gli Ukuku, i quali sono ora pronti per presentare alla scena il loro primo full-lenght autoprodotto, saggiamente intitolato “Esplosione di Organi Interni”. Le 16 canzoni che compongono l’album sono brevi, dirette e malate, ricche di ospiti provenienti soprattutto dalla scena veronese, figlie di un modo di suonare metal talmente sporco ed aggressivo da essere stato spesso battezzato dalla band stessa come “primitive metal”: l’appellativo calza a pennello, poiché proprio dall’ascolto si percepisce come il valore concreto a cui mirano gli Ukuku è proprio quello della rabbia selvaggia, del non-controllo, del non avere alcuno schema che si interponga tra loro e la loro musica. Chiaramente, si tratta di una mia interpretazione personale e potrei anche sbagliarmi, ma è molto verosimile che gli arrangiamenti così semplici, i brani brevi ma d’impatto, il suono cupo e scarno e la marea di ottimi riff chitarristici all’interno del platter facciano fede ad un’idea che non si allontana poi molto dalla sensazione che ho percepito con l’ascolto di questo album. Addentrandoci nelle singole songs, il riferimento più lampante è quello di un sincero thrash metal di derivazione ottantiana, con i riff secchi e potenti della chitarra di Mabon e con qualche spruzzata di death-grind qua e là. Gli impulsi sonori di “Dimentica il Mio Nome”, con il suo intermezzo pseudo-psichedelico ed il suo testo ficcante e combattivo, il sanguigno e marziale thrash-death di “Deviating Hate”, l’hardcore marcio e primitivo di “Malaria” o la veloce e feroce “For Those They Die”, esempio di raw thrash anni ’80, sono solo alcuni dei tasselli più rappresentativi che costituiscono “Esplosione di Organi Interni”, un album crudo e lanciato, se vogliamo, volutamente “poco pensato” nella sua struttura, dedita esclusivamente ad un head-banging dal sapore anarchico ed anti-sociale. Quindi, riassumendo tutto ciò, i brani sono sufficientemente accattivanti, qualcuno più, qualcuno meno (a tal proposito, il brano che ho trovato più fuori contesto è la plumbea “The World We Created”) e danno vita ad un lavoro abbastanza omogeneo e sincero. Tuttavia, c’è da sottolineare che la band ha alcuni punti di debolezza, sui quali avrà comunque modo di lavorare nelle prossime uscite in futuro; in modo particolare, il suono generale in certe occasioni è troppo cupo e poco graffiante, penalizzato e poco valorizzato, così come il suono della batteria (con molta probabilità, una drum-machine), la quale, pur suonando diretta ed essenziale senza fronzoli, non spicca nel mixing e spesso non riesce a dare la giusta “botta” ai brani. Personalmente, non ho trovato brillante la prova vocale di Supay, il cui growl tende in più di un’occasione ad ammorbidire certe partiture piuttosto che ad incattivirle. Al di là di ciò, i vari riff chitarristici di Mabon, di vecchia scuola, sono ottimi e donano il giusto sapore ai brani. Lo stesso Mabon, in molti brani si occupa anche delle linee di basso, mentre le restanti sono suonate dai vecchi componenti degli Ukuku, Mizar e Christian. Ad aiutare Mabon nel suo progetto, intervengono poi vari ospiti tra cui il Mik e il Cikus (conosciuti nell’ambiente metal veronese per la loro ormai conclusa militanza nei Vehement ed ora nei nuovi Skorbutiks), Keg degli Skorbutiks, Willi dei noti bresciani Cadaveric Crematorium, Peter degli altrettanto noti Aneurysm e Fabio, chitarrista degli emergenti math-corers Acheode. Detto questo, auguriamo agli Ukuku un roseo ritorno nella scena underground veronese; con una maggiore cura nei dettagli e, soprattutto, un drastico studio sul sound, non si sa mai che riescano anche loro a varcare i cancelli dei piccoli confini veronesi, come successo a molti loro meritevoli concittadini come Riul Doamnei, Acheode, Vehement, Mothercare e via dicendo. 


Tracklist:

01. Intro
02. Grey Old Bar
03. Dimentica il mio Nome
04. Bloody Gold
05. Hit the Kobold
06. Berserk
07. Deviating Hate
08. Malaria
09. The World We Created
10. Secrets
11. For Those They Die
12. Parabellum
13. Neri Presagi
14. Remembering The Past
15. Black Snow
16. Clowns


Voto: 7/10

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