lunedì 20 dicembre 2010

EQUILIBRIUM - Rekreatur


Una band ancora in equilibrio…

Nome Album: Rekreatur
Etichetta: Nuclear Blast
Data di uscita: 18 Giugno 2010
Genere: Folk Metal/Viking Metal

Introduzione:

Il bel disegno evocativo della copertina ci presenta gli Equilibrium del 2010. La giovane band ha all’attivo, con questo nuovo lavoro, solo 3 album, ma ha saputo, incredibilmente, ritagliarsi un posto di ampio spessore nel panorama del folk metal mondiale. E’ infatti impossibile rimanere attoniti di fronte al loro capolavoro e predecessore Sagas, un album tanto pompato nella produzione quanto capace di evocare atmosfere folk di notevole spessore e coinvolgimento. Dopo l’uscita di Sagas, alcuni problemi di line-up hanno minato la band (in primis, la dipartita del singer Helge Stang), ma questo non sembra aver colpito troppo la bontà del songwriting di questi ragazzi tedeschi. Con questo nuovo Rekreatur, infatti, abbiamo fondamentalmente il connubio e la riproduzione delle idee che hanno fatto grandi l’esordio Turis Fratyr ed il già citato Sagas, senza apportare grosse modifiche al sound corposo e corale della band. Tuttavia il lavoro, come vedremo meglio in sede di track-by-track, presenta delle nuove ottime idee ed arrangiamenti, accompagnati però da vari episodi meno riusciti e con un minor potenziale rispetto agli episodi nei dischi precedenti. D’altro canto, i fan sfegatati del gruppo tedesco difficilmente rimarranno delusi dalle avvincenti melodie e dall’evocativo impianto sinfonico-corale da loro proposto, ormai diventato un chiarissimo ed ineguagliabile marchio di fabbrica (assieme al cantato in lingua madre) nella loro musica. La Nuclear Blast, è risaputo, offre sempre al proprio pubblico delle band molto valide e spesso molto interessanti, tra le quali rientrano anche questi Equilibrium, che nonostante la finora breve esistenza, sono riusciti a portare una buona percentuale di freschezza nell’affollato mercato del power europeo dall’impianto folkloristico. Detto questo, non mi resta che consigliarvi l’ascolto di questo valido album ed augurarvi di restare affascinati da quanto proposto dalle atmosfere e dalla musica degli Equilibrium.


Track By Track:

L’apertura dell’album è affidata a “In Heiligen Hallen”, song perfetta per aprire le danze e far intendere che i cambi di line-up non hanno danneggiato il modus operandi della band. La canzone si protende attraverso una struttura decisamente power-speed, su un tappeto sinfonico-folkloristico notevole, impreziosita da decelerazioni, accelerazioni, numerosissimi stop’n’go e altrettanto numerosi cambi d’atmosfera, che rendono il brano sublime ed elegante, all’altezza di quanto già proposto dalla band in passato. Il timbro vocale del nuovo cantante segue la scia del precedente singer, con numerosi cambi tra stili scream e growl. La successiva “Der Ewige Sieg” ripropone le stesse coordinate stilistiche del brano precedente, ma, essendo più breve, risulta di maggior impatto e, quindi, più diretta. Il brano (scelto, non a caso, come primo singolo) si apre con delle melodie folkeggianti, accompagnate da un roccioso riff di chitarra e da improvvise cavalcate accelerate, fino all’esplosione melodica del ritornello. Un brano quindi, ancora una volta, riuscito e godibilissimo fin dal primo ascolto. Un’introduzione sinfonica ed un riff lento e pesante aprono le danze di “Verbrannte Erde”, cavalcata lenta e possente dove i ritmi vengono quindi rallentati, in favore di arrangiamenti sinfonici battaglieri ed evocativi. A pressare maggiormente l’atmosfera ci pensa il growl di Robert Dahn, che, a lungo andare, a mio avviso, risulta essere fin troppo esageratamente cavernoso per songs come questa. Buono il ritornello, che presenta delle aperture melodiche maggiormente rilassate rispetto alle strofe. Ci pensa “Die Affeninsel” a riportare in auge le fulminanti classiche ritmiche velocizzate della band: dopo alcuni suoni, tipicamente folk, il brano si apre con un riff granitico e roccioso, aprendo la strada ad un up-tempo dalle azzeccate melodie, ma che non riesce a spiccare sul resto, probabilmente anche a causa di refrain o pezzi che non riescono a farsi ricordare come dovrebbero, rendendo così il brano piuttosto anonimo ed amaro nella sua pur spensierata scorrevolezza. Il viaggio prosegue con “Der Wassermann”, song dall’impianto epico e trionfante. Alcune lievi partiture sinfoniche aprono questo mid-tempo dalle aperture melodiche ariose e vincenti. Dopo un breve stacco folk nella metà del brano, la canzone prende velocità per poi rallentare nuovamente nella superba parte finale, incredibilmente epica e trionfante, condita da melodie fresche, solari ed avvincenti. Quindi, dopo una leggera ed apparente dispersione nel susseguirsi iniziale, il brano, determinato da tasselli e riff imprescindibili l’uno dall’altro, risulta riuscitissimo ed avvincente. “Aus Ferner Zeit” è una lunga suite di nove minuti e mezzo di durata, caratterizzata dagli elementi comuni presenti nel sound della band. L’incedere è inizialmente accattivante, i ritmi tornano ad essere accelerati (con accenni di fulminei blast beats), le melodie folkeggianti impreziosiscono sempre la struttura generale (altrimenti piuttosto monotona). Questo brano prende forza, appunto, attraverso le numerose melodie e tramite rallentamenti particolarmente melodici ed evocativi, ma perde un po’ di freschezza durante il suo proseguimento, dove alcune parti sembrano essere state infilate quasi come riempitivo, risultando così piuttosto forzate. E’ il caso, per esempio, dei vari riff suonati senza accompagnamenti sinfonici, posti nella seconda metà del brano. Quindi, alla fine dell’ascolto, non risulta una song particolarmente efficace, a causa di un’eccessiva protrazione poco studiata e, quindi, meno avvincente rispetto ai brani precedenti. Decisamente meglio con la seguente “Fahrtwind”, dal tiro inconfondibilmente marchiato Equilibrium, con velocità d’esecuzione al fulmicotone e melodie trionfanti. Impossibile, con pezzi come questo, non tornare con la mente alla vecchia Blut Im Auge di Sagas, vera perla tra tutti i brani partoriti dalla band. Quindi, un ottimo brano che, date le sue caratteristiche, si presta perfettamente per fungere da potenziale futuro singolo. La lunga “Wenn Erdreich Bricht” potrebbe essere definita la ballad del disco (ballad nell’accezione “equilibriumista” del termine, intendiamoci). Si presenta, infatti, come un mid-tempo epico ed evocativo che non riesce, tuttavia, nell’intento di catturare nella dovuta maniera l’attenzione dell’ascoltatore, forse per un eccessiva ripetitività e per un growl sempre particolarmente esagerato per il genere proposto (secondo il mio parere), soprattutto se abbinato a riff ariosi e, a loro modo, “zuccherosi”. La song viene chiusa da un inciso femminile (da parte dell’ospite Gaby Koss, ex soprano degli Haggard) su base sinfonica, ma ciò non basta per risollevarne l’attenzione. Ed eccoci alla fine, con la lunghissima strumentale (13 minuti) “Kurzes Epos”, che ricalca le orme di Mana, lunga suite strumentale di chiusura di Sagas. Gli ingredienti sono gli stessi, ovvero melodie ed orchestrazioni vincenti e pompose, affreschi epico-battaglieri, accelerazioni-decelerazioni ed atmosfere nordiche ad accompagnare il tutto. E’ palese l’intento dei nostri di rievocare il vecchio brano succitato, ed in fin dei conti, pur non aggiungendo nulla di nuovo all’album ed alla discografia, la suite risulta piacevole ed abbastanza scorrevole nei suoi interscambi umorali e d’atmosfera, senza dilungarsi in partiture troppo dispersive. In conclusione, siamo dinnanzi ad un nuovo album riuscito e ricco di sfumature, a cui non si può negare qualche piccolo scivolone stilistico. Ma questi scivoloni di certo non intaccano minimamente la qualità della band ed il suo innato…equilibrio.


Considerazioni Tecniche e Conclusive:

La grande forza della band è sempre stata quella di riuscire a sorprendere con arrangiamenti bombastici e ultra-pomposi, accompagnati da semplici ma freschissime melodie, su una base tecnica di tutto rispetto, ma che non spicca per doti particolarmente eccelse. Scordatevi assoli di chitarra o divagazioni simili; troverete solo una doppia cassa che viaggia alla velocità di un treno, accorpata a ritmiche precise e potenti, ma mai solistiche. Pertanto, il nuovo drummer Tuval  Refaeli, la bella bassista Sandra Völkl e le due asce proseguono su territori sicuri e precisi, senza sbavature e senza gloria. Ciò che colpisce, nuovamente, sono gli arrangiamenti folk-sinfonici, che riescono sempre a sorprenderci e ad immergerci nella mitologia degli Equilibrium. Mi sembra giusto spendere due parole sul nuovo cantante Robert Dahn: semplicemente un animale da palco, possiede un timbro scream meno acuto del suo predecessore, e sembra prediligere il growl rispetto allo scream. Con tutta onestà, preferivo il vecchio singer, possessore di uno scream più tagliente ed incisivo. Inoltre, come già detto,  Robert tende ad esagerare nella corposità del growling, rendendo la sua partitura spesso fuori luogo rispetto alla musica. Senza disquisire sulla notevole bontà compositiva della band e sulla buonissima produzione, concludiamo dicendo che Rekreatur è una “creatura” riuscita, inferiore a Sagas ma, forse, rispetto a quest’ultimo, più scorrevole ad un primo ascolto (ed anche più breve). L’immagine di copertina non è certo un capolavoro, ma i suoi colori freddi e l’atmosfera gelida rendono giustizia a quanto composto dalla band. Non conosco il tedesco, pertanto non posso avere voce in capitolo sulle liriche, anche se c’è da aspettarsi che siano fortemente basate, come sempre, sulla mitologia germanica, tanto cara ai nostri. C’è solo da augurarsi che gli Equilibrium non si adagino troppo sul successo di Sagas e che sperimentino sempre di più attraverso il loro sound, ma, intanto, gustiamoci un degno ritorno per una band in continua crescita stilistica.


Tracklist:

01. In Heiligen Hallen
02. Der Ewige Sieg
03.
Verbrannte Erde
04. Die Affeninsel
05. Der Wassermann
06. Aus Ferner Zeit
07. Fahrtwind
08. Wenn Erdreich Bricht
09. Kurzes Epos


Voto: 8/10


 

1 commento:

  1. Ciao carissimo, ho deciso di assegnarti un bel premio :-) Fai un salto da me per scoprirlo!

    E.

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