domenica 13 maggio 2012

HOUR OF PENANCE - Sedition


SEDITION

Etichetta: Prosthetic Records
Data di uscita: 6 Aprile 2012
Genere: Brutal Death Metal

Introduzione:

Un massacro sonico. Non ci sono altre parole al di fuori di queste per descrivere il lavoro brutal-death italico dell’anno, ovvero “Sedition”, la quinta fatica in studio degli (orgogliosamente) italiani Hour Of Penance. Prendete la violenza brutale della scuola americana (Nile, Cannibal Corpse, Hate Eternal, Morbid Angel ecc…), mescolatela all’epicità anticristiana dei Behemoth più recenti (“The Apostasy” per esempio), dosate con qualche lineamento più personale ed otterrete “Sedition”; è però doveroso andare con calma e fare qualche passo indietro, tornando al 2003, anno in cui la scena seppe dell’esistenza della band romana. Il primo sigillo ebbe nome “Disturbance” e, fin da allora, la band si fece notare per le sue spiccate qualità tecniche ed esecutive, con pochi eguali nella scena brutal italiana. Così come l’esordio, anche il successivo “Pageantry For Martyrs” (2005) subì la forte influenza della scena americana, smaccatamente tecnica ed anti-melodica, tesa esclusivamente ad una dissacrante ed eretica costruzione di un impenetrabile muro sonoro. Fu con “The Vile Conception” (2008) e con le ottime live performance che gli HOP iniziarono ad essere considerati una seria promessa del brutal tricolore; l’album segnò, inoltre, una strada intermedia tra il passato dei primi due lavori ed il futuro del più sofisticato di “Paradogma”, un album dove la scuola americana lasciò spazio a delle idee più variegate e personali, con qualche lieve venatura epica e melodica. Arriviamo così a “Sedition”: il nuovo lavoro segue le coordinate di “Paradogma”, ne ricalca le orme fedelmente, dal punto di vista compositivo, risultandone un degno successore. Siamo chiari: sempre di death tecnico si tratta, ma tra riff chirurgici, una batteria disumana e precisa al millisecondo, muri sonori volti ad una sacrilega cacofonia, spietata e senza compromessi, anche nel nuovo album si innesta qualche lieve ed oscura melodia, quel tanto che basta per sottolineare certi passaggi o creare la giusta atmosfera, rendendo il tutto più personale, più coinvolgente e più apprezzabile rispetto alla monotonia (comunque anche qui presente in qualche occasione) del genere proposto. “Sedition” si presenta come una mezz’ora secca di scariche violente ed impulsive; un nuovo centro per la band romana, la quale è ormai un vero pilastro del metallo tricolore, un piccolo e grande orgoglio italiano. Non è certo musica per tutti: bisogna amare questo tipo di sonorità alla follia o, semplicemente, basta avere mente ed orecchie aperte ed attente a tutto. Personalmente, ho maggior propensione verso generi più melodici, ma ho sempre un orecchio di riguardo anche verso i modi più pesanti di intendere il metal ed ammetto che gli HOP riescono sempre ad affascinarmi nel modo giusto, quando la sete di metallo estremo diventa incalzante. Fatelo vostro.


Track by Track:

L’introduzione dell’album è affidata ai 50 secondi dell’oscura “Transubstantiatio”, tra suoni apocalittici e soffusi cori gregoriani di sottofondo, in grado di trasportarci brevemente in un’atmosfera alla “Angeli e Demoni”. Giusto il tempo di capire l’ambientazione ed il growl possente di Paolo fa subito tremare le casse dei nostri stereo con la vera opener “Enlighted Submission”: dopo una prima parte d’introduzione con melodie di chitarra appena accennate, la song si trasforma subito in un devastante assalto brutale, dove già capiamo che la batteria di Simone sarà una protagonista indiscussa e ben in evidenza (forse fin troppo) nel susseguirsi dell’album. I riff si succedono senza tregua alcuna, dall’inizio alla fine, con pochi e brevi momenti in cui si ha perlomeno la possibilità di gustare degli ottimi passaggi di chitarra. Ancora più devastante della precedente è “Decimate The Ancestry Of The Only God”: fin dall’introduzione, sono chiari gli intenti di voler creare un muro di suono assolutamente violento ed apocalittico mandando in frantumi il cervello dell’ascoltatore. Nonostante una batteria assolutamente brutale, martellante e precisissima, prorompente nel suo suono ultra-triggerato, si percepiscono gli ottimi riff chitarristici delle asce. I blast-beats e la doppia cassa non danno alcuna tregua, mostrando anche un’ottima versatilità nei passaggi più tecnici e strutturalmente ricercati. Ancora una volta, tra le sfuriate pazzesche, alcune oscure melodie rendono la traccia variegata e personale, anche se forse 5 minuti di durata sono persino troppi per canzoni del genere. Un’ulteriore marea di riff travolge l’ascoltatore in “Fall Of The Servants”, tra fulminei blast-beats ed improvvisi stop’n’go. Gli ingredienti sono gli stessi e la traccia in questione sembra avere un approccio ancora più brutale e devoto alla scuola americana negli intenti, rispetto alle precedenti tracce, e nei riff non sono rari i riferimenti ai consacrati gore-deathsters Cannibal Corpse (tralasciando le loro discutibili tematiche), o agli Hate Eternal. “Ascension” ci fa finalmente respirare lungo il suo corso: una breve introduzione di archi ci introduce a dei riff decisamente più lenti e meno brutali delle canzoni precedenti, ma che concedono maggior spazio alla sperimentazione ritmica ed armonica. Le plumbee melodie chitarristiche e le varie pause richiamano fortemente il sound dei polacchi Behemoth, band assai influente. In altri termini, siamo dinnanzi ad una traccia più epica (prendete il termine in un contesto death) che sacrifica un po’ di velocità d’esecuzione per farci assaporare un arrangiamento più studiato e dei gradevoli e convincenti riff chitarristici, in mezzo a qualche melodia appositamente studiata per l’occasione. Sulla scia dei primi brani viene introdotta “The Cannibal Gods”, ma, tra i consueti furiosi blast-beats, fa spesso incursione una buia melodia di chitarra tesa a diventare il tema portante del brano. Siamo dinnanzi ad un altra song apprezzabile per la sua potenza e per una sua maggiore orecchiabilità, un brano decisamente significativo in una tracklist estremamente brutale e senza compromessi. “Sedition Through Scorn” prosegue ininterrotto il fiume di sangue anticlericale partorito dalla band romana: riff pesanti sottolineati da una batteria sempre martellante ed impetuosa. Proprio per questo motivo, come ci si poteva aspettare, i padiglioni auricolari iniziano ad essere particolarmente provati da tanta “grazia” sonora, ma presa singolarmente, “Sedition Through Scorn” ripercorre fedelmente la strada della band con degli ottimi riff di death tecnico e chirurgico, impostati in un climax apocalittico. “Deprave To Redeem” si imposta sempre sugli stessi binari delle composizioni precedenti, ma gode di alcuni riff chitarristici più aperti ed heavy, alternati ad altri più ricercati tecnicamente. La batteria si fa meno disumana, andando a sottolineare (sempre, comunque, con la solita delicatissima veemenza) tutto l’intenso lavoro di dissonanti armonizzazioni create dalle asce di Paolo e Giulio. Una parte narrata finale chiude questo altro ottimo episodio senza compromessi. Arriviamo al turbolento finale con “Blind Obedience”, una song aggressiva e povera di melodie; questo ultimo episodio non ha più nulla di troppo innovativo da aggiungere a quanto già detto con i brani precedenti. Il brano sussegue i suoi riff senza risaltare nella tracklist e rientrando in un contesto assolutamente ordinario, chiudendo un album comunque di tutto rispetto.


Considerazioni Conclusive:

Alla fine dell’ascolto di “Sedition” non possiamo che confermare l’assoluta e brillante abilità della giovane band romana; al di là dei gusti personali, oggettivamente il lavoro sorprende per la sua qualità elevata e ricercata fin nei minimi particolari, già partendo dalla copertina: un’immagine apocalittica e spettacolare, evocativa e ricca di particolari (così come furono quelle di “The Vile Conception” e “Paradogma”). Dietro un gran prodotto, esistono ovviamente dei grandi musicisti ed è così che possiamo assaporare tutte le abilità di Paolo Pieri (anche singer) e Giulio Moschini alla chitarra, precisi esecutori di veloci riff tecnici ed elaborati; Simone alla batteria è una vera belva umana e non fa rimpiangere il precedente ed apprezzato drummer Mario Mercurio: trita e squarcia tutto ciò che incontra tra colpi assassini di grancassa triggerata, blast-beats atroci e fulminei passaggi sui fusti, il tutto corredato da una precisione ed una potenza invidiabili. Il basso di Silvano Leone riempie delle giuste frequenze il sound della band con necessaria perizia tecnica e precisione, mentre infine la voce cavernosa ed abissale di Paolo trascina l’inferno sonoro degli Hour Of Penance per questi 30 minuti di macello, con il suo growl profondo e feroce. La produzione riesce a valorizzare tutti gli strumenti, con una potenza d’impatto impressionante, anche se va segnalato che il volume esagerato della batteria tende, in varie occasioni, a mascherare il resto degli strumenti; soprattutto nelle partiture più rapide e brutali, i veloci riff di chitarra vengono letteralmente sommersi da una mitragliata di beat di grancassa e rullante e ciò rende l’ascolto confusionario in molti punti dell’album. Un altro aspetto critico della band sono i testi, come sempre anti-religiosi e più propriamente anti-clericali, che cominciano forse ad essere piuttosto ripetitivi. Al di là di questi lievi difetti, gli HOP hanno ormai trovato un loro modo personale e più originale di intendere il brutal death metal e “Sedition” lo dimostra pienamente; l’album merita infatti un plauso e, nonostante qualche momento di noia, si lascia ascoltare con piacere (molto saggia ed apprezzabile, a mio avviso, la scelta di limitare il minutaggio complessivo a 30 minuti; altrimenti, con un sound così pesante, il lavoro sarebbe risultato troppo ripetitivo e alla lunga monotono). Teniamoci strette e supportiamo le meritevoli realtà nostrane come gli Hour Of Penance.


Tracklist:

01. Transubstantiatio
02. Enlighted Submission
03. Decimate The Ancestry Of The Only God
04. Fall Of The Servants
05. Ascension
06. The Cannibal Gods
07. Sedition Through Scorn
08. Deprave To Redeem
09. Blind Obedience


Voto: 8/10

2 commenti:

  1. bella recensione! visto che siamo colleghi ti consiglio il mio sito http://churchofdeviance.blogspot.it/

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  2. Ti ringrazio! complimenti anche per il tuo blog ;)

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