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THE MESSAGE
(...A STORY OF AGONY, HOPE AND FAITH...)
Introduzione:
Finalmente!
Dopo anni di duro lavoro e di grande attesa per i fans, il Geologicmetal
Filippo Tezza, porta alla luce il suo
concept album di stampo power metal, genere a lui molto caro a cui ha
dedicato tutto se stesso, come tutti i suoi lavori dopo tutto.
Il progetto
TEZZA F. nasce nel 2006, anno in cui l'artista milita nella sua thrash/power
metal band underground SOUL GUARDIAN (scioltasi nel 2012) come cantante e
chitarrista. Si tratta di un progetto solista in cui Filippo può dare sfogo alla
sua passione per il power metal ed il metal melodico senza porsi limiti. Nel
2007 esce il primo album di TEZZA F., "FIRE STILL BURNS", registrato
in casa e senza aiuti esterni, come capiterà anche per il secondo album
"WINTER OF SOULS" del 2008. Entrambi i lavori sanno di power metal
melodico, con chitarre, basso, tastiere e voci suonati da Filippo (la batteria
è una drum-machine), lunghi e variegati anche se registrati in maniera
piuttosto scadente.
Nel 2008
inizia la scrittura del terzo album, il quale si concluderà nel 2011. Si tratta
di un concept album in cui viene narrata una storia, inventata da Filippo, che
tocca argomenti personali ed interiori, con alcuni riferimenti autobiografici.
L'album, dopo un anno e mezzo di registrazioni negli home-studio del suo amico
Nicolò (The Tower), è finalmente pronto, nel giugno 2012: si intitola "THE
MESSAGE" e presenta un sound, una tecnica, uno stile compositivo e una
registrazione decisamente superiori e più precisi rispetto al passato, grazie
anche all'aiuto di Nicolò (il quale registra, tra l'altro, tre assoli di questo
album, nei brani "Wings Of A Tragedy",
"This Shining Flame" e
"Outside"). Per la batteria
si affida sempre ad una drum-machine opportunamente programmata, così come ad
alcune orchestrazioni, per dare al disco un tocco più sinfonico.
"The
Message" è una storia piuttosto singolare: la vicenda di un ragazzo,
orfano di entrambi i genitori, che viene salvato dalla sua autodistruzione per
opera del padre, che dal mondo dell'aldilà, trova il modo di comunicare con lui
ed aiutarlo a non disperarsi, a non lasciarsi andare, ma a ritrovare la fede e
la forza di vivere ancora. In un primo momento si crede pazzo, sente queste
voci che lo tormentano e che non sembrano giovare al suo stato d'animo. Grazie
ad un atto di fede, però, si ricrede e
decide di dare ascolto a queste voci, di fidarsi del padre che tanto ammirava e
che ora non c'è più. Riesce così a ricominciare a vivere. Dopo molti anni, si
sente finalmente in pace con sé stesso e pronto a riabbracciare i suoi cari,
contento di aver dato ascolto all'angelo di suo padre e di aver ritrovato la
fede che un tempo aveva perduto.
TEZZA F.
partorisce così un primo concept album dalle varie sfaccettature che, a
differenza dei Silence Oath, la one-man-band black metal del nostro geologo,
con questo disco spazia dal classico heavy metal inglese alle melodie del metal
teutonico di chiaro stampo power, ma senza cadere nel banale. A tratti le
influenze black si fanno sentire, con qualche parte cantata in growl con un
tappeto ritmico che lo accompagna alla grande. Molto ben fatto direi, un po'
come qualche pezzo recente dei Rhapsody of Fire, dove il buon Lione si è
destreggiato a cantare in growl. Spezza leggermente e da una carica decisamente
notevole: approvato!
Interessante
inoltre come le varie influenze musicali di Filippo rendano questo lavoro un
calderone di idee e di spunti combinati alla perfezione, per un gruppo che
meriterebbe di essere definito tale, non solo una one-man-band. Lo stile dei
Blind Guardian, il gruppo preferito in assoluto al caro Fil, è molto presente
nelle melodie della voce e nei bridge. La ritmica di batteria classica del
power metal con la chitarra che accompagna, la tastiera intenta in una melodia
leggera (vedi il brano "Outside")
richiamano molto il sound dei Gamma Ray e dei vecchi Helloween. "Outside" tra l'altro si può
considerare come il brano singolo di questo disco; racchiude un po' tutte le
sonorità power che Filippo ha messo nell'album.
Insomma, un
album decisamente interessante per diversi aspetti e vari motivi. A primo
ascolto non lascia il segno e non è proprio immediato, ma più si presta
attenzione ai particolari e più piace tutto il lavoro.
Tengo a
precisare una cosa molto importante! Se siete dipendenti dalla qualità del suono,
allora non ascoltate questo, come molti altri dischi autoprodotti da giovani
con pochi mezzi, magari perchè non tutti gli strumenti sono suonati da persone
ma sono campionati. Ci tengo a sottolinearlo, poiché questo disco va ascoltato
per le idee, che sono tante e notevoli. Giudicare un disco autoprodotto e
svalutarlo solo perché non ha la copertina disegnata da un artista o perché non
è registrato come Dio comanda, lo trovo da persone poco intelligenti. Si
possono sentire le svariate influenze dell'artista, senza mai parlar di plagi o
di riff troppo simili a canzoni già famose.
Insomma, un
miscuglio di idee che finalmente vedono la luce grazie a "THE
MESSAGE", la vena power del Fil che, giustamente, deve avere uno sfogo!
Track by track:
Quies Aeterna (Intro)
Intro del
disco, un inizio quasi solenne col piano che la fa da padrone. L'idea è quella
di una storia che sta per iniziare; l'ascoltatore deve solo mettersi comodo ed
entrare nell'ordine di idee che sta per ricevere qualcosa. Semplice e diretta,
niente di complicato, ma è molto efficace la melodia di pianoforte e sono decisamente
splendidi gli accordi con gli strings in sottofondo. Forse un po' troppo lunga
per la sua semplicità; si poteva accorciare un pochino, ma è comunque notevole.
Wings of Tragedy
Opening
melodica e veloce, sound collaudato nei Soul Guardian più volte, che ha sempre
funzionato e Filippo, quanto a opening, non ha mai deluso. Per non andare
distanti col nome, qui si sente alla grande la vena dei bardi teutonici, che
regala ispirazione a Filippo per un bridge tra cori e un ritornello che è
davvero bellissimo. Notevole l'uso della voce, infatti, in questi punti, la
quale, con pochi effetti ma scelti bene,
seppur sempre semplici, dà la grinta giusta a tutta la canzone. Un’impronta che
comunque rimane anche nel ritornello, in pieno stile Blind Guardian, con la
chitarra che esegue la melodia semplice e diretta della voce. Ottima la melodia
dell'assolo, eseguito da Nicolò con passaggi velocissimi che dialogano con la
tastiera, anch'essa molto veloce, sempre presente sotto come tappeto melodico (novità
che devia alla grande dalle classiche canzoni dei bardi e quindi regala
innovazione che, seppur piccola, lascia intendere sempre che non ci sono copiature,
ma solo ispirazione mai banale!
Fading Lightless
Canzone
piuttosto strana, con diversi cambi di riff e di melodie. Dopo un inizio di
tastiera molto allegro e dal suono squillante (a mio avviso anche troppo, ma comunque
rende l'idea; con uno strumento vero ovviamente sarebbe un'altra cosa), arriva
la chitarra con la voce; parte in modo quasi classico, se vogliamo, ma il
cambio di voce nel bridge e i diversi effetti applicati la rendono particolare.
Qui c’è la prima sfumatura in growl per le liriche, con passaggi non lineari e totalmente
diversi dai cori. A tratti, sembra quasi stia per dare un tocco moderno al
brano, con qualche effetto sulla voce, ma poi la canzone si riprende in
percussioni spedite col doppio pedale. L'assolo parte veloce e poi torna sul
melodico e lento, ricordando molto vagamente i vecchi Rhapsody, ma senza tante
orchestrazioni. Un buon pezzo anche questo; tanti cambi di chitarra che si
incastrano bene. Da ascoltare bene prima di giudicarlo.
Caelorum Signa (Interlude)
Brano che
conclude la precedente canzone, in malo modo a mio avviso; si poteva eseguire
un po' meglio, ma non è comunque male. Questo intermezzo prepara ad uno dei
brani più belli del disco.
Whisper Symphony
A mio avviso,
un brano meraviglioso che contiene tutto quanto: le melodie, la velocità del
power, le influenze black nelle parti in growl e in alcuni tratti nella
batteria, riff oscuri come in certi passaggi dei Rhapsody of Fire…
spettacolare! Un pezzo di punta del disco, se non il migliore! La canzone parte
dritta e lanciata dall'intro precedente, tastiera melodica, chitarra semplice e
tappeto di batteria. Qualche fraseggio di chitarra e via con la tastiera che
rallenta un po', ma dura poco, perchè ripartono chitarra e batteria, con, in
questo punto, sonorità di certi brani dei Rhapsody of Fire. Cantato che inizia,
accelera e sfocia nella parte più black in growl, preludio per un ritornello
epico e melodico. La tastiera in sottofondo esalta la voce, che si lascia
trasportare letteralmente dalla canzone. Assolo eccellente, poi, che stacca
alla grande, rendendo il momento più morbido. Melodia ottima e che smorza la
carica, altrimenti renderebbe troppo tirato il brano. Anche qui, però, dura
poco e si torna al bridge e al ritornello che accelerano nuovamente. Altro
cambio, entra la tastiera che rallenta nuovamente per un altro assolo, molto
bello anche questo, che si conclude con la batteria in accelerazione alla RoF,
e via di nuovo su bridge e ritornello, per chiudere la canzone. C'è poco da
dire, ascoltare per credere.
My Face in the Mirror
Brano
introspettivo, come ci suggerisce anche il titolo, dal sound più oscuro
rispetto ai precedenti. L'inizio è molto cupo e teatrale, se vogliamo usare
paroloni, però è di grande effetto. Prosegue così per un paio di minuti,
strumentale, poi inizia la parte cantata, con a tratti una doppia voce.
Ritornello incalzante con fraseggi di chitarra e tastiera. Anche qui la vena
black si fa sentire e non solo per la voce, ma anche nel sound generale, rendendola
appunto più teatrale; direi che è questa la caratteristica principale del
pezzo. Grande scream a metà canzone; prova che Filippo, seppur con la voce più
portata a sonorità medio-basse, si dimostra
versatile e capace di fare di tutto.
At the Dawn of a New Day
Una carica
esplosiva! Diretta e senza troppi giri di parole, accordi decisi e melodia
orecchiabile. Anche questa traccia presenta numerosi elementi dei raggi gamma e
non manca mai il sottofondo di tastiere a dare quel tocco in più. Pezzo davvero
notevole nella sua semplicità, nella prima parte della canzone, ma il meglio di
sé lo da negli ultimi minuti, mostrando un bellissimo cambio di direzione.
Duro, cattivo, ma mai fuori luogo. Uno dei brani preferiti dal Fil, dove (come
in altre tracce) riesce a mescolare tantissimi elementi. Un brano veloce che appassiona
immediatamente chi lo ascolta e che trasmette una grande carica.
This Shining Flame
Come in ogni
buon disco, deve esserci un pezzo lento, una pussy-ballad che si rispetti per
smorzare la tensione, per riprendere fiato… "This Shining Flame" è a tutti gli effetti così. Non si può
dire certo che sia una ballad strappalacrime, ma comunque riesce nell'intento
di dare fiato al disco, di farlo respirare. Guarda caso, il Fil comunque ci
mette sempre qualche cosa di "cattivo". Passaggi di accordi distorti
belli aperti, con qualche colpo di doppio-pedale e un ritornello che richiama
la voglia di cantarla. Insomma, tanti spunti interessanti anche qui.
Sicuramente il pezzo più semplice del disco, magari non eccelso, ma comunque
adatto a tutto il progetto. Nota di merito al bellissimo assolo melodico nel
finale in grado di sfruttare bene i cambi di accordi.
Outside
In ogni album
esiste una canzone che viene bollata come singolo. "Outside" è perfetta per l'occasione! Il brano si apre allegro
con la tastiera e degli accordi aperti, in ripresa dal finale della canzone
precedente; bellissimo l'attacco, e quando il Fil inizia a cantare, la
semplicità e la melodia coinvolgono l'ascoltatore. Il ritornello non è proprio
dei più epici, di quelli che fanno urlare il pubblico, ma è comunque buono e
ancora meglio è la sezione strumentale dopo di esso. Melodia e eccellenti scambi
tra chitarre. Verso la fine, la canzone rallenta con un sottofondo di archi e
tastiere per ritornare a bomba sul ritornello. Di grande effetto, per brani di
questo genere, è l'alzare di un tono il giro finale e piazzare uno scream per
chiudere il tutto: uno schema classico che funziona sempre. La traccia numero
nove ci prepara a quella che è la suite finale.
In Nomine Patris (Interlude)
Intro solenne
di breve durata, che prepara l'atmosfera per l'immensa suite del disco.
The Message
Diciotto minuti! L’apertura, che
ricorda vagamente le melodie di una nota suite dei Dream Theater dai quaranta
minuti, si evolve in passaggi che effettivamente ricordano quelli delle suite
dei gruppi progressive metal moderni, ma i riff rimangono sempre sul genere
power del disco. Moog in sottofondo, tipico del prog anni '70, ma la chitarra è
chiaramente heavy più moderno. Nel primo movimento della suite, si può gustare
un'ottima melodia di voce che si destreggia egregiamente con la chitarra,
specie nel ritornello che ci regala un'ottima melodia accompagnata da un buon
tappeto di batteria. Anche qui, la presenza, a tratti, di voce in growl in
sottofondo, per certi passaggi non guasta mai. Ottima la sezione strumentale
verso i sei minuti di canzone. Assolo che chiude la prima parte di questa
grande traccia. Al settimo minuto e mezzo abbiamo l'inizio di un nuovo
movimento di questa suite: arpeggio lento e voce dai toni più rassicuranti. In
certi momenti mi ha ricordato i Muse. Questa parte più tranquilla non rallenta
troppo la traccia, e sembra quasi un'altra canzone. Altro assolo, altro regalo.
Dopo l'eccellente solo della prima parte, anche in questo secondo movimento ci
si lascia trascinare da una parte strumentale, più breve, dove il protagonista
però è il piano. Semplice e senza troppe pretese, ma ottima per cambiare.
Notevoli i cori di ritornello sul finire del movimento che lanciano,
all'undicesimo minuto, la terza parte dell'opera. La canzone riprende ad
accelerare e torna al sound progressive alla Dream Theater, verso il
tredicesimo minuto. Si apre nuovamente il ritornello melodico della prima parte,
per ricaricare le pile… e poi? Boom! Si rallenta nuovamente sul finire della
canzone. Fatto male? Assolutamente no! Epico questo finale; ricorda vagamente
la ballad "This Shining Flame",
ma è gustoso, a suo modo, perché regala tantissime idee. L'uso dei cori,
l'inserimento della batteria… tutti elementi davvero notevoli se ascoltati
senza badare troppo alla qualità del disco. Tirando le somme si può dire che
questa suite sia perfettamente riuscita, lunga al punto giusto e con i cambi
inseriti perfettamente in modo da non perdere troppo il filo del discorso.
Forse nel passaggio dalla prima alla seconda parte ci si può un attimo
distrarre, ma riascoltando il brano qualche volta, si può confermare che invece
va bene così!
Beyond the Gates of Heaven (Outro)
Conclusione
perfetta di tutto il lavoro. Bellissima la voce narrante, leggermente black
metal come effetto, davvero bella. Rende davvero tutto più epico.